In rotazione radiofonica dal 15 febbraio, “M’innamoro al buio” è il nuovo singolo di Stefano Colli, il quarto estratto dall’album d’esordio “Aquiloni“, ed è accompagnato da un video dal forte impatto emotivo, che vede la preziosa collaborazione di AIDUS (Associazione per l’Inclusione di Udenti e Sordi).
Il brano è una ballad e racconta di chi non si arrende davanti alle ombre del cuore ma, al contrario, trova proprio lì il senso del proprio cammino. “M’innamoro al buio” dimostra infatti quanto sia sottile, in amore, quel filo che divide la luce dal buio e come noi essere umani siamo spesso portati ad oltrepassarlo, per poi comprendere che, quando si ama davvero, vale sempre e comunque la pena mettere in gioco i propri sentimenti ed accogliere le proprie fragilità.
Intervista a Stefano Colli
Ciao Stefano, bentrovato su IMusicFun. Come stai?
Ciao! Molto bene, grazie. È un periodo particolarmente intenso e creativo!
“M’innamoro al buio” è il tuo nuovo singolo. Qual è stata la goccia che ha fatto traboccare l’inchiostro sullo spartito?
Anche se forse non dovrei dirlo, questo è il brano dell’album a cui tengo di più. È quello che più mi rappresenta e racconta. Parla del mio modo totalizzante e appassionato di approcciarmi alle cose e alla vita. E sai qual è la cosa strana? Non l’ho scritto io! Lo ha firmato una bravissima cantautrice di Pescara, Rebecca Pecoriello (in arte Marsali), che oltre a scrivere molto bene, mi conosce nel profondo. Ci siamo conosciuti in occasione di una tournée teatrale e ci siamo subito “abitati“. Si è creata una sinergia immediata e questo brano è nato proprio in quel periodo, mentre ci spostavamo da una città all’altra e condividevamo le nostre quotidianità. “Ma vivo tutto così a fondo che poi è inevitabile morire…“
C’è un messaggio in particolare che vorresti arrivasse forte e chiaro a chi ascolterà questo tuo brano?
Non ho mai la presunzione di voler lanciare un messaggio specifico attraverso la mia musica. Cerco di raccontare una storia o un’emozione che conosco e con la quale mi ritrovo a fare i conti. La musica diventa così un modo per esorcizzare ed elaborare quell’emozione. Poi, chi ascolta il pezzo inevitabilmente filtra il contenuto attraverso il suo vissuto e la sua sensibilità. La musica ci mette in connessione e ci fa sentire meno soli.
Ci racconti com’è nata l’idea di coinvolgere l’associazione AIDUS per la realizzazione del video di “M’innamoro Al Buio“?
È stato un processo assolutamente spontaneo. Anni fa ho conosciuto Serena Longo di Associazione AIDUS in occasione del Ferrara Buskers Festival e abbiamo realizzato una performance in cui la mia musica e la mia voce incontravano la poesia delle mani, attraverso la lingua dei segni.
È stata un’esperienza così magica che abbiamo deciso di proseguire la collaborazione fino a realizzare questo videoclip, a cui ha presto parte un gruppo misto di sordi madrelingua, bilingue, oralisti e udenti segnanti e non. Si è trattato di un momento di condivisione molto emozionante. È stato come riscrivere il brano, dandogli nuova vita e significato. Uno dei principali obbiettivi dell’Associazione è infatti quello di abbattere le barriere che limitano l’interazione tra cultura sorda e udente.
All’orizzonte vedi altre possibili collaborazioni? Ti piacerebbe ripetere quest’esperienza?
Assolutamente sì! Stiamo già lavorando a qualcosa di nuovo: uno spettacolo che ricorre a linguaggi diversi per affrontare – tra musica e letteratura – i grandi temi della modernità. Ma è ancora troppo presto per parlarne!
“M’innamoro Al Buio” fa parte del tuo album d’esordio “Aquiloni“. Cosa rappresenta per te questo giocattolo che dipinge il cielo con i suoi colori?
Nel periodo in cui stavo lavorando al disco mi sentivo come in una sorta di limbo. Un po’ perché avevo da poco compiuto trent’anni, età che avevo sempre visualizzato nella mia testa come un momento di passaggio, in cui iniziare a fare i primi bilanci. Un po’ perché mi sembrava di non riuscire mai a concretizzare fino in fondo i miei progetti.
Mi sentivo come sospeso, incompleto. Ed è stata proprio questa sensazione a restituirmi l’immagine dell’aquilone che non arriva mai a toccare il cielo perché ancorato a terra da un filo sottile che lo trattiene. Nel prologo, che ho voluto inserire nell’album e che ho affidato alla voce inconfondibile del noto attore Ivano Marescotti, ho cercato di approfondire questa immagine, facendo dialogare l’aquilone con un vecchio albero segnato dal tempo, le cui radici lo tengono però fortemente ancorato a terra. Da qui si apre anche una riflessione sul concetto di libertà. Ci sarebbe molto da dire, insomma!
Adesso cosa bolle in pentola? Hai in programma dei live in giro per l’Italia o stai già lavorando a nuova musica?
In questo periodo sono impegnatissimo in teatro. Ho debuttato da poco con il primo musical della mia compagnia “I Muffins“, scritto dal grande Dario Vergassola e prodotto da Fondazione Aida di Verona, con le musiche di Eleonora Beddini, la regia di Manuel Renga e le coreografie di Giuseppe Brancato. Si intitola “Malèfici” e vede come protagonisti quattro cattivi delle favole, che si ritrovano bloccati in ascensore mentre stanno andando dallo psicologo.
Sto portando inoltre, sia nei teatri che nelle scuole, due progetti a cui tengo molto: “Viola e il blu“, tratto dal romanzo di Matteo Bussola – che ha firmato anche la drammaturgia insieme a Paola Barbato e alla regista Lucia Messina – che riflette sugli stereotipi di genere, e “Non superare le dosi consigliate“, tratto dall’omonimo romanzo di Costanza Rizzacasa d’Orsogna, che affronta il tema dei disturbi alimentari e dell’immagine.
Per quanto riguarda la musica, attualmente sto lavorando ad una collaborazione con un altro artista e non vedo l’ora di tornare in studio di registrazione!
Stefano, grazie per essere stato qui con noi. In bocca al lupo per tutto e buona musica!
Grazie a voi per questa bella chiacchierata e alla prossima!

Classe 1998, negli ultimi 4 anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Di notte recensisce musica, di giorno ne parla con gli artisti. Nostalgica ed empatica, scrive spesso nei giorni di pioggia. La musica? Un ricordo senza origine che ha ribaltato ogni prospettiva.