E’ uscito Solo, il primo singolo di Matteo Bocelli prodotto da Jesse Shatkin. Il cantautore già tre anni fa era balzato agli onori delle cronache musicali per l’interpretazione del brano Fall On Me, interpretato insieme al padre Andrea e presentato anche sul palco dell’Ariston.
“Il mio obiettivo è portare il sound italiano nel mondo. Far conoscere l’Italia anche all’estero.”
Matteo è reduce da tre anni di lavoro in cui spesso si è recato a Los Angeles, sede della sua etichetta, la Capitol Records che tra le sue fila ha artisti del calibro di Paul McCartney, Katy Perry e Norah Jones.
“L’intenzione è di non bruciare le tappe. Questi tre anni sono stati fondamentali dal punto di vista della creatività. Il tempo ti aiuta a capire meglio dove vuoi andare musicalmente. Più scrivi, più collabori con te stesso, più cresci. Più passa il tempo più conosci la tua voce.”
Un lavoro certosino, condotto senza fretta e che ha portato a un primo tassello di un progetto più ampio che vedrà la luce nel 2022.
Solo porta la firma dello stesso Matteo e di Federico Sambugaro Baldini, Fiona Mackay, Barclay Bevan e Marco Guazzone.
Matteo Bocelli, una chiacchierata per presentare Solo
Matteo Bocelli ha presentato il nuovo progetto discografico in una conferenza stampa.
La prima riflessione non può che essere sulla scelta di proporsi con nome e cognome, senza ricorrere a nomi d’arte.
“Non ho scelto un nome d’arte perchè non ho mai temuto il cognome di mio padre, anzi devo andarne fiero. Lui per me è ispirazione di vita e musicale. Un nome d’arte poteva sembrare una sorta di nascondiglio.
So che i fans del mio babbo si aspettavano da un album di cover e anche per me questa sarebbe stata la via più semplice da percorrere. Ho intrapreso questo percorso perchè amo il genere che ho proposto. Mi crea un fuoco dentro che mi spinge a fare di più. Si tratta di una scelta ragionata.
Come ha reagiro mio padre Andrea? Lui è molto rispettoso. Un artista del suo calibro avrebbe potuto entrare con il piede pesante, ma non lo ha fatto. Si è fidato di me. L’ho aggiornato passo dopo passo e ho ascoltato i suoi consigli, come faccio sempre. Alla base di tutto ciò, però, c’era la volontà di dirmi di fare qualcosa di mio.”
Il brano si caratterizza per un sound internazionale e un mood ricco di contaminazioni.
“Ho ascoltato tanta musica, molto differente. In casa si ascoltava l’opera, ma anche Frank Sinatra e Tony Bennett. Con gli amici, invece, ho scoperto e ascoltato i Queen ed Eminem. Questo progetto racchiude i generi musicali che ho sempre ascoltato.”
Un brano con un forte sapore autobiografico.
“E’ un brano che nasce da una fragilità del mio carattere, dalla solitudine che ho spesso provato da piccolo. Ho vissuto in una casa sempre piena di persone, casa mia era sempre affollata, ma c’erano momenti in cui mi sentivo solo, anche per la professione di mio padre.
Ora, però, sono pronto per intraprendere una carriera mia. La passione per la musica mi muove e mi spinge in quello che sto facendo. Al di là del risultato c’è voglia di arrivare al pubblico.”

Matteo Bocelli dimostra di avere aspettative, ma soprattutto idee molto chiare.
“La scelta della lingua inglese nasce dalla volontà di dare al progetto un respiro internazionale. Ma nel disco che uscirà il prossimo anno ci saranno anche pezzi in spagnolo e italiano. Il pubblico è il giudice del prodotto che crei.
È il pubblico che ti giudica. L’artista deve solo preoccuparsi di essere autentico, vero. Oggi mi sento pronto. Oggi sono il prodotto delle mie esperienze musicali e di vita. Sono soddisfatto di quello che ho fatto. In me c’è quell’entusiasmo che deve essere alla base di tutto.
In Italia credo ci sia spazio anche per me. Qui noto che c’è un desiderio di tornare a scrivere musica per davvero.”
Il brano non si può inserire in un genere preciso.
“Preferisco che siano le persone a categorizzare le persone. Questo pop contaminato nasce dalla passione per l’opera e per la musica classica. Penso che si senta quello che sono.
Il pezzo è nato con un’identità più distante. Con l’album uscirà anche la versione acustica piano e voce. La produzione del brano è stata scelta per avere un respiro più ampio, ma la ersione piano e voce restituirà la sua vera identità.”
Un progetto che profuma d’Italia, ma è orientato verso l’estero e non solo per la scelta linguistica.
“Fin da subito il mio desiderio è cercare di portare la musica italiana nel mondo. Questa è la mia sfida principale. L’italiano è una lingua musicale e per scrivere è perfetta. L’inglese, però, permette di esprimere certi concetti con più semplicità.
Non possiamo pensare che la musica italiana sia compresa in tutto il mondo, ma dobbiamo farla conoscere.
Ho lavorato con grandi autori internazionali, tra cui Gary Barlow, che è uno di noi. Con lui ho legato subito ed è uno degli autori dai quali ho imparato di più anche in studio. Mi ha dato consigli che mi serviranno per tutta la vita.”
Con Matteo non si può non considerare un discorso legato al Festival di Sanremo, al quale è stato più volte avvicinato.
“Me lo chiedono in molti. Non chiudo le porte, anzi! Per andarci, però, bisogna avere il giusto brano e la giusta consapevolezza. Tutto può succedere. Ho già avuto la fortuna di esserci stato come ospite e in futuro… non lo escludo. Però si devono combinare più elementi.”
Videointervista a Matteo Bocelli
A margine della presentazione riservata alla stampa, abbiamo incontrato Matteo Bocelli per una breve videointervista.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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