È disponibile per Epic Records Italy/Sony Music Italy, su tutte le piattaforme digitali e negli store tradizionali a partire dal 7 luglio, il nuovo disco di Shade intitolato “Diversamente triste”. Si tratta di un nuovo capitolo nel percorso artistico dell’hitmaker torinese, che raccoglie in questo lavoro una lunga fase di ricerca musicale, testimoniata dal suo stile in continua evoluzione.
Tra i featuring presenti nella tracklist, spiccano i nomi di J-Ax, Federica Carta, Vegas Jones e Giaime, MadMan, Dani Faiv e Nerone. Il risultato è una raccolta di esperienze vissute sulla propria pelle, raccontate senza filtri da Shade che abbiamo incontrato in occasione del lancio, per approfondire insieme dettagli e sfumature dell’intero progetto.
Intervista a Shade, il nuovo album “Diversamente Triste”
“Diversamente triste” è il tuo quarto progetto discografico, potremmo definirlo un lavoro non di passaggio, non dico un taglio netto con il passato, ma perlomeno un nuovo inizio. Tu, dall’interno, come la stai vivendo questa uscita?
«Sono molto contento di questa uscita, tralasciando il lungo tempo che è trascorso dall’ultima e tutte le cose che sono cambiate. Sono soddisfatto di aver parlato di questo periodo e del modo in cui l’ho raccontato. La vivo molto bene, nonostante gli album stiano sempre di più scendendo nei gradimenti del pubblico che, magari, vuole più sentire la collaborazione o la singola canzone. “Diversamente triste” non sgomita per far la gara in quello che è il trend virale del momento, non è un disco di passaggio, ma un lavoro che spero possa trovate un suo spazio nel tempo».
Si tratta di un progetto che guarda al medio-lungo termine e questo, al giorno d’oggi, paga sicuramente di meno rispetto a qualcosa di più immediato…
«Sì, assolutamente. Diciamo che si tende a volere tutto e subito, cosa che ho capito non essere possibile. Personalmente non sono mai stato primo in classifica, ma ho visto tanta gente arrivare in vetta e poi uscire dalla chart. Mi tengo stretto il fatto di non essere stato primo e di essere rimasto comunque sotto i riflettori. I percorsi lunghi mi piacciono e non mi spaventano affatto, anche perché troverei innaturale mettermi a fare qualcosa che non mi appartiene, giusto per seguire determinati trend. Questo disco sarà lì nel caso in cui qualcuno ne abbia bisogno».
L’impressione è che in questo disco Vito si racconti anche più di Shade, a questo giro nella tua penna traspare più la persona che il “personaggio”. In generale potremmo anche dire: più anima e meno cassa dritta, no?
«Da parte mia c’è stata indubbiamente meno ricerca della hit, quindi, automaticamente mi sono diretto verso la ricerca di emozioni più personali. In realtà, neanche troppo volutamente, visto e considerato che tutto è venuto fuori da sé. Chi compra un disco, oggi come oggi, si merita veramente qualcosa di più di una playlist di tormentoni o di canzoni orecchiabili. Sin dall’inizio, insieme al mio team di lavoro, ci siamo diretti in questa direzione, perché si tratta di un aspetto di me che voglio mostrare al pubblico. Alla fine, non mi sento di appartenere ad una casella sola, mi ritengo un lyricista che può dire la sua anche in altri ambiti».
Chiuderei con una riflessione sul tuo pubblico di riferimento: come e se è cambiato nel tempo e a chi si rivolge oggi un disco per certi versi coraggioso come “Diversamente triste”?
«Bene o male, il mio pubblico è sempre lo stesso a livello d’identità, nel senso che si tratta di ragazzi normali, appassionati di cose varie. Ho tanti fan sportivi, altri che sono amanti della Marvel, o ancora chi è un po’ nerd come il sottoscritto. Però, alla fine mi seguono anche tanti studenti universitari e anche parecchi adulti. Quindi diciamo che il mio pubblico lo riconosco quando lo guardo in viso, vedo proprio la loro faccia di persone buone. Negli anni, alcuni sono cresciuti e altri magari si sono persi per strada. Quello che mi piacerebbe fare con “Diversamente triste” è raggiungere un pubblico più esteso, essendoci appunto una maturità diversa all’interno di queste dodici tracce, sarebbe bello non porre limiti o paletti di alcun tipo».
Foto di Mark Tampone Shade Diversamente Triste
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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