Eurovision 2023 Israele

Si è conclusa l’Assemblea Generale dell’European Broadcasting Union (EBU), l’organismo che governa l’Eurovision Song Contest; il tema più delicato all’ordine del giorno era la possibile esclusione di Israele dal concorso. Alla fine, il paese è riuscito a mantenere la propria partecipazione – almeno fino all’inverno, quando l’EBU tornerà a riunirsi per una nuova valutazione. Ma cosa è successo davvero dietro le quinte dell’incontro di giovedì?

Secondo quanto riportato da N12News, un dettaglio è particolarmente rilevante: se si fosse votato per l’esclusione di Israele e il risultato fosse stato negativo, la sospensione sarebbe durata solo un anno. Questo segnala che, anche tra i membri contrari alla sua presenza, Israele non viene paragonato ai casi ben più gravi di Russia e Bielorussia, entrambe escluse a tempo indeterminato dopo l’invasione dell’Ucraina e la repressione interna.

La discussione sul caso Israele è durata meno di due ore. Pubblicamente, soltanto Islanda e Spagna si sono esposte per chiedere l’esclusione. Tuttavia, anche Slovenia e altri paesi avrebbero manifestato posizioni simili senza intervenire ufficialmente.

A difendere la permanenza in gara è stato il rappresentante israeliano, sostenuto apertamente da Svizzera (che ospiterà l’Eurovision 2025) e Austria (che ospiterà l’edizione 2026). In caso di voto, anche Germania, Grecia, Cipro e Azerbaigian avrebbero probabilmente votato a favore di Israele.

Uno dei momenti più influenti è arrivato dalla BBC. Contrariamente a molte previsioni, il servizio pubblico britannico ha dichiarato che si sarebbe astenuto da qualsiasi voto sulla questione, chiedendo di rinviare la decisione all’inverno e di monitorare l’evoluzione del conflitto a Gaza. Questa presa di posizione ha giocato un ruolo decisivo nel mantenere Israele all’interno della competizione.

Alcuni analisti collegano la cautela della BBC a un recente episodio avvenuto al Glastonbury Festival, dove l’artista Bob Vylan ha fatto affermazioni antisemite durante una diretta, costringendo l’emittente britannica a scusarsi pubblicamente.

Nel frattempo, RTVE, la televisione pubblica spagnola, ha ribadito la sua posizione con una nota ufficiale dopo l’annuncio dell’EBU, chiedendo un confronto più approfondito sull’ammissibilità di Israele al contest.

Tutto, ora, dipende dall’andamento del conflitto. Se la guerra a Gaza dovesse concludersi nelle prossime settimane, la permanenza di Israele all’Eurovision non sarebbe più in discussione. Ma se le ostilità continueranno, il paese rischia di perdere consensi, nonostante il sostegno di paesi chiave come l’Austria.

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