Intervista a Gigi D’Alessio sul nuovo album Nuje, 13 brani che attraversano le sfumature più profonde dell’amore e della vita. Un disco prodotto dallo stesso cantautore napoletano insieme ad Adriano Pennino, Max D’Ambra e Kekko D’Alessio.
È un album che parla di noi, delle relazioni che ci formano, ci feriscono, ci fanno battere il cuore, di scelte che cambiano il destino. Ogni canzone è un frammento di verità, un’emozione che diventa musica unendo tradizione e modernità, radici napoletane e contaminazioni internazionali, confermando la straordinaria capacità dell’artista di attraversare generi e atmosfere con autenticità e sensibilità.
Questa la tracklist.
1. Natu tipo e penziero
2. Nuje
3. Un selfie con la vita
4. Mezze verità
5. Diamanti e oro feat. Khaled e Jovanotti
6. Segretamente tu
7. 24 ore
8. Veleno d’amore
9. Ti ha detto mai
10. Cattiveria e gelosia
11. Nun ciò può dicere
12. Rosa e lacrime
13. Filumè
Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.

Intervista a Gigi D’Alessio, il nuovo album “Nuje”
Ciao Gigi, “Nuje”, nuovo album: che cosa rappresenta questo progetto nel tuo percorso artistico?
“Nuje” è un album in cui racconto noi, cioè la collettività. Vedo un mondo che si allontana sempre di più dalla realtà per rifugiarsi in una vita finta, quella dei social. Mi piacerebbe che le nuove generazioni ascoltassero questi brani, non solo i miei, ma la musica in generale che porta valori veri. Vorrei trasmettere ai ragazzi la differenza tra ciò che è fake e ciò che invece è vita reale. Il disco contiene 13 canzoni, ognuna con un suo vestito, un’identità precisa: non è un album uniforme. È come un armadio pieno di abiti diversi. Non a caso ci lavoriamo in quattro come produttori: io, Adriano Pennino, Max D’Ambra e Checco D’Alessio. I testi li ho curati insieme a D’Agostino, mentre le musiche sono tutte mie.
L’album unisce volti storici della tua carriera e nuove contaminazioni. Hai detto che ogni brano è un frammento di verità: cosa significa per te?
Nella creazione parto sempre dalla musica. È come fare un biglietto aereo senza sapere la destinazione: arrivi al check-in, ti imbarchi, ma non c’è scritto dove atterrerai. Con Vincenzo D’Agostino scriviamo il testo dopo aver sentito dove la musica ci porta, e alla fine ci accorgiamo che stiamo raccontando uno spaccato di vita reale. È la musica stessa a suggerirmi se la canzone nascerà in napoletano, in italiano o in una combinazione delle due lingue. Essere bilingue per me è un vantaggio enorme: posso lasciare che sia la melodia a parlarmi per prima.
Anche il singolo con Jovanotti e Khaled è una perla particolare: come nasce questa collaborazione?
È un brano complesso, ricco di arrangiamenti, ma che scende giù come una bevanda zuccherina. Era il mio sogno avere Jovanotti nel disco. Una sera gli abbiamo mandato un messaggio e la mattina dopo, alle otto e mezza, avevo già il testo: incredibile. È stato un regalo meraviglioso. Musicalmente è un pezzo che si piazza al centro del Mediterraneo, perfetto per questo periodo. La musica è così: ogni giorno scopri qualcosa. Se non ci fossero le scadenze, i dischi non uscirebbero mai, perché continueresti ad aggiungere, cambiare, riscrivere.
Hai definito la tracklist come una “compilation”. Perché aprire l’album con “Na Tu Tipo ’e Pensiero”, un brano così intimo?
Perché racconta l’inizio di una storia finita. È il pensiero di una coppia che ha provato più volte a ricominciare, ma senza riuscirci. Oggi l’altra persona non è più un pensiero d’amore, ma un altro tipo di pensiero. Musicalmente il pezzo è nato in tonalità di Si, in maniera spontanea, come tutto il disco. Mi sembrava la porta d’ingresso più giusta per questa storia.
Un altro brano molto forte è “Mezze Verità”. È moderno, diretto e affronta temi delicati con zero retorica. Come ci sei arrivato?
Quando scrivi la verità, tutto diventa più semplice. Le parole arrivano da sole. Il difficile è quando provi a inventare, quando cerchi la frase che “fa figo”. Invece quando racconti la vita reale arrivi dritto. È un disco che ha anche una forte carica sociale: parla del dialetto che un tempo veniva quasi nascosto e che oggi invece è un orgoglio. A Sanremo un mio verso napoletano non era stato digerito, ma adesso la lingua napoletana funziona benissimo e risuona ovunque. Ed è una lingua splendida.
In “Filumè” riporti la storia di Filumena Marturano di Eduardo De Filippo. Perché inserirla in un album del 2025?
Perché è una storia che i giovani devono conoscere: un capolavoro della nostra cultura. Chiudo il disco con un messaggio sociale importante: non inseguite il materialismo, non fatevi incastrare da chi vi promette cose solo in cambio di qualcosa. Parlo soprattutto alle ragazze, anche alla luce della Giornata contro la violenza sulle donne. In “Filumè” dico: “Non fai chiagnere a nessuna mamma come hai fatto tu.” È un invito a scegliere l’amore vero, quello senza condizioni e senza oggetti di mezzo. E poi il finale della storia è bellissimo: lui riconosce i tre figli e dice che per lui sono tutti suoi.
Guardando al tuo percorso, cosa ti rende oggi più orgoglioso della tua musica?
Sono felice, davvero felice di ciò che ho fatto. La mia musica non ha confini, non ha regioni: è il risultato dell’aver studiato i classici al conservatorio, dell’aver suonato alle feste canzoni napoletane, dell’aver ascoltato tantissimi cantautori. È un mix naturale, senza coloranti. È autenticità pura. Io sono questo, e questo disco lo dimostra.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello”, nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia” e nel 2205 “Ride bene chi ride ultimo”
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