Intervista a I Desideri che, dopo cinque anni, tornano con un album che è molto più di un semplice disco: Oltre il buio è un viaggio personale e viscerale, fatto di verità e rinascita.
Il nuovo progetto segna un ritorno essenziale e coraggioso. Giuliano e Salvatore, fratelli e anime complementari, spogliano la loro musica da ogni artificio per raccontarsi senza filtri. Nessun featuring, nessuna produzione esterna: solo cuore, voce e autenticità. Undici tracce che parlano di amore, cadute, forza e legami. Un atto d’amore verso sé stessi, verso la musica, verso chi sceglie di rialzarsi ogni giorno. Oltre il buio è il suono di una rinascita.
Intervista a I Desideri
I Desideri, siete tornati con un nuovo album, Oltre il buio. Che cosa rappresenta per voi questo lavoro?
Oltre il buio è per noi un disco fondamentale, segna una vera e propria rinascita, sia dal punto di vista artistico che personale. È un lavoro molto introspettivo, in cui ci siamo messi completamente a nudo. Ci abbiamo messo tutte le nostre energie, le emozioni e le esperienze vissute. Volevamo realizzare qualcosa di autentico e maturo, e crediamo di esserci riusciti.
Si percepisce un grande investimento emotivo. È stato anche un processo terapeutico, affidarsi alla musica per raccontarsi così a fondo?
Per noi fare musica è proprio terapeutico, è il nostro modo per vivere davvero le emozioni. Quando scriviamo o quando siamo sul palco, è come se ci stessimo liberando di tutto. La musica è il nostro linguaggio più autentico: a volte non riusciamo a esprimere certi pensieri parlando con un amico, ma scrivendo una canzone, sì. È lì che raccontiamo davvero quello che proviamo.
In questo disco c’è il brano Assieme, che celebra il vostro legame fraterno. Quanto è stato importante sostenersi a vicenda per andare, appunto, “oltre il buio”?
Assieme è il racconto sincero del nostro rapporto, fatto di equilibrio, ma anche di litigi — come è normale tra fratelli. Ma poi si torna a casa e si risolve tutto, perché c’è un legame forte, che va oltre le incomprensioni. Nel disco c’è anche un brano dedicato a nostra madre, che per noi è sempre stata una guida. È stato importante omaggiare la sua presenza costante, la sua forza. E poi c’è Lei, un brano che parla delle persone che faticano ad accettarsi, ed è stato sorprendente vedere quanto sia stato capito dal pubblico.
Come si è evoluto il vostro rapporto artistico nella costruzione del disco?
Oggi abbiamo trovato un equilibrio preciso nei ruoli. Salvatore lavora di più alle top line, insieme al produttore, mentre Giuliano si dedica alla scrittura con gli autori. Abbiamo capito che per funzionare dobbiamo rispettare le nostre inclinazioni e lavorare in sinergia, ognuno con il proprio contributo creativo.
In un mercato discografico dove i featuring sono praticamente obbligatori, voi avete scelto di non inserirne. Perché questa scelta?
Proprio perché Oltre il buio è un disco personale, sentivamo il bisogno che fosse solo nostro. In passato abbiamo collaborato con tanti artisti, ma questa volta volevamo che il messaggio arrivasse con le nostre voci, senza mediazioni. Era importante che la gente, ascoltandolo, dicesse: “Questo è il suono de I Desideri”.
In brani come Senza ‘e te e A Cosa serve emerge una forte malinconia e vulnerabilità. Quanto è stato difficile esporsi così in un panorama musicale dove spesso prevale l’apparenza?
È vero, viviamo in una scena dove si tende a mascherarsi. Ma per noi l’autenticità è tutto. Cosa serve, ad esempio, l’abbiamo scritta con Nezzy, ed è stata emozionante fin dalla prima prova in studio. Ci arrivava dritta al cuore, e ci sembrava giusto condividerla così com’era, senza filtri. Crediamo che questa sincerità sia ciò che ci rende riconoscibili.
Il disco sembra lanciare un messaggio molto chiaro: si può sempre rinascere. Il pubblico lo ha colto? Vi hanno scritto a riguardo?
Assolutamente. Oltre ai fan storici, tanti nuovi ascoltatori ci hanno scoperto proprio grazie a questo album. In tanti ci hanno scritto per ringraziarci del messaggio di rinascita. Alcuni ci hanno detto: “Non ci aspettavamo un disco così profondo da voi”. E per noi è la conferma che il messaggio è arrivato, che la musica ha toccato le corde giuste.
Quanto ha influito l’essere cresciuti in Campania sul vostro percorso musicale e sull’identità di questo album?
Essere nati in Campania è una fortuna. La nostra terra ha una musicalità incredibile. Anche la lingua napoletana è potentissima, un po’ come l’inglese: dà forza alle canzoni. Nel disco c’è una divisione naturale: Giuliano canta spesso in napoletano, mentre Salvatore tiene di più l’italiano. È una cosa bella, perché anche questo dualismo ci rappresenta.
Negli anni è stato difficile collocarvi in un genere preciso. Oggi, artisticamente, come vi sentite? Cosa rappresenta Oltre il buio per la vostra identità musicale?
Questo disco è un lavoro pienamente pop, anche se conserva alcune contaminazioni urban. Rispetto al passato, dove eravamo più radicati nel mondo urban, oggi sentiamo di appartenere di più a un pop italiano, personale, narrativo. È un’evoluzione naturale della nostra identità artistica.
I live sono già partiti, e immagino saranno tanti. Cosa vi aspettate dall’estate?
Siamo carichi! Il tour è cominciato e siamo felicissimi di portare finalmente dal vivo questi nuovi brani. Sul palco ci sentiamo davvero vivi. Speriamo di incontrare tante persone, nuove e vecchie, e di far arrivare questo nuovo capitolo della nostra musica con tutta la sua forza.


Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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