Matteo Macchioni

Intervista al tenore Matteo Macchioni che, dopo anni di intensa attività tra palchi lirici e progetti crossover, torna con il suo secondo album in studio, un progetto intimo e potente che porta semplicemente il suo nome: “MATTEO MACCHIONI”.

Anticipato dal singolo “Prendi le mie mani”, il disco racchiude dieci tracce, di cui nove inediti e un medley, e segna un ulteriore passo nel percorso artistico di un interprete capace di fondere lirica, pop e cantautorato con eleganza e autenticità.

Prodotto insieme a grandi firme della musica italiana come Piero Cassano, Fabio Perversi e Mario Natale, l’album affronta temi universali come l’amore, la perdita, la memoria familiare e la rinascita interiore. A firmare i testi, oltre allo stesso Macchioni, nomi di assoluto rilievo come Giancarlo Golzi, Alberto Salerno, Beppe Andreetto e Gian Battista Galli, per un lavoro che unisce raffinatezza musicale e profondità emotiva.

Intervista a Matteo Macchioni

Matteo Macchioni, torni con un nuovo progetto che porta il tuo nome. Cosa rappresenta questo disco nel tuo percorso artistico?
Questo disco rappresenta un’enorme evoluzione rispetto al passato. La mia carriera discografica è iniziata nel 2011, dopo l’esperienza ad Amici, con un album prodotto da Caterina Caselli. Subito dopo, però, mi sono immerso nella lirica, che mi ha portato lontano dal mondo discografico per oltre un decennio.
Ora, con un solido percorso internazionale nella lirica alle spalle, ho potuto permettermi di riaprire quella porta: quella del crossover e della musica incisa. Nel 2022, insieme a Piero Cassano, abbiamo iniziato a lavorare a questo nuovo progetto.
La grande differenza rispetto al passato è che oggi, oltre a essere interprete, sono anche cantautore: ho scritto sia testi che musiche in tre brani del disco. È un’evoluzione importante e sentita.

Hai descritto questo lavoro come un “racconto intimo e universale”. Cosa intendi con queste parole?
Intimo perché parte dalla mia esperienza personale, dalla mia sensibilità. Universale perché parla a chiunque: cerco di toccare emozioni, storie, sentimenti che tutti possono comprendere.
Scrivo musica da quando ero adolescente: mi sono iscritto alla SIAE ancora prima dei 15 anni. È qualcosa che mi porto dentro da sempre, ma finora non c’era stata l’occasione giusta per pubblicare le mie composizioni.
Piero è stato lungimirante: ha ascoltato i miei brani e alcuni gli sono piaciuti davvero tanto. Vederli entrare nel disco è stata una grande soddisfazione. È bello che questa vena creativa – che per anni è rimasta nel cassetto – abbia finalmente trovato spazio.

Spesso però, soprattutto agli esordi, si tende ad affidarsi ad autori affermati. È stato così anche per te?
Assolutamente. Quando inizi, ti affidi a professionisti navigati, anche perché c’è poca fiducia nei confronti delle tue capacità autorali. Con Caterina Caselli, ad esempio, il progetto fu costruito con brani scritti da autori noti. Ora invece c’è finalmente spazio anche per il Matteo autore. Piero ha creduto in questa parte di me, ed è una cosa che mi ha reso felice e fiero.

Oltre a Piero Cassano, hai lavorato anche con Fabio Perversi e Mario Natale. Come si è sviluppato il lavoro con loro?
Con Fabio e Piero, che condividono anni di esperienza nei Matia Bazar, abbiamo cominciato da provini iniziali: Piero mi mandava melodie cantate in un inglese finto, e io cercavo di farle mie. Quando capivamo che funzionavano, ci rivolgevamo a grandi autori di testi.
Cito volentieri Alberto Salerno, che ha firmato uno dei brani, ma anche Galli, Beppe Andreetto… e anche io, nel mio piccolo, ho scritto alcuni testi.
Abbiamo fatto tante sessioni in studio: è stato un lavoro lungo ma molto curato. Quando poi siamo arrivati a Mario Natale per la fase degli arrangiamenti, eravamo già pronti. E con lui abbiamo fatto scelte precise: niente autotune, orchestra vera, strumenti suonati dal vivo. Volevamo la qualità, senza compromessi.

Nel disco c’è anche un brano firmato da un grande della musica italiana che ci ha lasciato dieci anni fa: Giancarlo Golzi. Come è nato questo pezzo?
È stato un momento molto speciale. Giancarlo è scomparso da quasi dieci anni, ma Piero Cassano, alla fine del percorso di produzione del disco, mi ha fatto ascoltare un suo brano inedito.
Il pezzo si intitola “Prendi le mie mani”. Appena ho sentito quella frase, mi sono commosso. È una frase potente, universale, piena di amore, pace, energia. Abbiamo lavorato in studio con Mario Natale per riportarlo al 2025 con un nuovo arrangiamento.
Mi sono inserito in qualche punto del testo, con grande rispetto. Credo che Giancarlo, da lassù, mi perdonerà. È una canzone che porta la sua anima e un po’ anche la mia.

Un altro brano molto toccante è “Oltreoceano”, che racconta una storia familiare vera. Ce la racconti?
“Oltreoceano” parla di mio bisnonno, emigrato negli Stati Uniti nel 1910. La storia l’avevo sentita raccontare da mio nonno, ma non c’erano documenti o fotografie.
Poi, un giorno, la Ellis Island Foundation mi ha segnalato un documento con il suo nome: il passenger record del suo arrivo in America. Lì c’erano i dettagli del suo viaggio, della persona che lo aveva garantito per fargli superare la quarantena.
Mi ha colpito profondamente. Mio bisnonno era innamorato di una ragazza rimasta in Italia, ed è andato a cercare fortuna oltre oceano. Poi è tornato e l’ha sposata.
È una storia vera, romantica, epica, ed è diventata una canzone.

In “Irraggiungibile”, invece, racconti qualcosa che vivono tanti artisti…
Sì, “Irraggiungibile” è un brano molto personale. Parla di quel momento esatto prima di entrare in scena, quando ti chiedi se restare o affrontare il palco.
È quell’attimo sospeso tra la paura e l’adrenalina. Io la vivo spesso prima di un concerto o di un’opera.
Abbiamo scelto un arrangiamento rock sinfonico per dare corpo e intensità a quell’emozione: è una sensazione potente, difficile da spiegare a parole, ma che credo tanti artisti riconosceranno.

Il disco si apre con “Armi Fragili”. Come mai questa scelta?
“Armi Fragili” è stato uno dei primi brani su cui abbiamo lavorato. Il testo è mio e nasce da un ossimoro che mi affascina molto: la forza delle armi e la debolezza della fragilità.
Mi piaceva l’idea che l’amore, spesso, ti porta a disarmarti, a lasciar andare le difese, a mostrarti per ciò che sei davvero.
Aprire il disco con questo brano è stato naturale: racchiude molte delle intenzioni e delle emozioni che ho voluto trasmettere in tutto il progetto.

Hai deciso di chiudere l’album con un medley estremamente particolare. Dal punto di vista vocale, quanto hai dovuto lavorare per creare quell’atmosfera che, a mio avviso, è davvero straordinaria?
Quando approccio alla realizzazione di un disco, cerco sempre di usare tutti i colori della “tavolozza” della mia voce. Mi piace portare dentro ai brani quelle caratteristiche vocali che utilizzo anche quando canto un’opera lirica. Quindi, non mi viene difficile adottare un certo tipo di impostazione nei ritornelli o in momenti specifici. È una cosa che mi dà energia, e che cerco di rendere un elemento distintivo del mio stile.
Nel caso del medley dei Queen – One Vision e Bohemian Rhapsody – abbiamo voluto unire questi due brani iconici con elementi rock-sinfonici. Lo definirei quasi un “medley popera”, nel senso che mescola stili e generi in modo armonioso, senza forzature. Certo, ci sono state delle difficoltà, ma anche tanta gioia: il colore della voce lirica mi appartiene tanto quanto, in certi momenti, anche una voce più “spoggiata”, legata al pop.

Guardando al futuro: cosa accadrà dopo questo progetto discografico?
Intanto la mia carriera lirica prosegue sul suo binario, ma ciò che desideriamo è portare questi brani anche dal vivo. A breve ci saranno dei concerti. In queste occasioni presenteremo l’intero disco dal vivo con una formazione composta da quartetto d’archi, batteria, pianoforte, una direttrice concertatrice e un soprano solista.
In scaletta ci saranno i brani dell’album, alcune canzoni dei Queen, pezzi del cantautorato italiano e anche qualche perla operistica, perché è una dimensione che mi appartiene e che amo inserire nei live.
L’obiettivo, dunque, è continuare a sviluppare questo percorso discografico, parallelamente alla carriera operistica, e farlo crescere anche grazie al contatto con il pubblico nei concerti.

Queste gli appuntamenti live di Matteo Macchioni in programma durante l’estate 2025.

–          – 10 agosto a Fano (Pesaro Urbino) presso la Rocca Malatestiana (https://www.liveticket.it/evento.aspx?Id=584826&InstantBuy=1)

–          – 11 agosto Marina di Pietrasanta (Lucca) presso Spazio Incontri al Caffé della Vesiliana nell’ambito de La Versiliana Festival (https://www.ticketone.it/event/matteo-macchioni-in-concerto-teatro-la-versiliana-20125222/)

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