In occasione della data tortonese del tour Fiera di Me, Irene Grandi ha incontrato Stefano Brocks di Radio PNR per un’intervista in cui ha parlato di musica, libertà artistica, solidarietà e della sua carriera costellata di contaminazioni e passione.
Queste le prossime tappe del tour.
21 giugno 2025: LOANO (SV) – Piazza Italia
28 giugno 2025: SAN GIOVANNI (SS) – Piazza San Giovanni
11 luglio 2025: CERISANO (CS) – Palazzo Sersale
21 luglio 2025: PORTO CERVO (SS) – Piazzetta Porto Cervo
26 luglio 2025: VERONA – Teatro Romano
31 luglio 2025: BERTINORO (FC) – Giardini della Rocca
5 agosto 2025: CEFALU (PA) – Lungomare di Cefalù
8 agosto 2025: PINETO (TE) – Piazza Cuba
9 agosto 2025: GIOVINAZZO (BA) – Piazza Vittorio Emanuele
14 agosto 2025: PORTO SANT’ELPIDIO (FM) – Piazza F.lli Cervi
15 agosto 2025: ROCCAVIVI (AQ) – Parco E. De Benedictis
24 agosto 2025: CIVITAVECCHIA – Civitavecchia Summer Festival
30 agosto 2025: CASTEL SAN PIETRO (BO) – Arena Comunale
1° settembre 2025: CAPRAROLA (VT), Palazzo Farnese (nuova data)
Prevendite: https://linktr.ee/irenegranditour
Intervista a Irene Grandi
Irene, Tortona è una tappa del tuo tour “Fiera di Me”, ma anche un evento benefico. Quanto conta per te questo doppio significato?
È una data davvero speciale. Non capita spesso che un concerto di beneficenza venga organizzato in maniera così seria e partecipata. Qui a Tortona c’è una bellissima sinergia tra l’associazione Enrico Cucchi, il territorio e alcuni imprenditori molto generosi. So che si sta facendo di tutto per rendere la serata una vera festa: questo è il senso più bello della musica, quando diventa condivisione e aiuto concreto.
In queste occasioni spesso suonano anche artisti locali. Ti capita di ascoltarli?
Sì, anche se a volte solo in parte per via dei tempi della preparazione. Ma capita di sentire ragazze e ragazzi con qualcosa da dire. Quando posso, mi piace dare spazio ai giovani talenti. A volte anche un piccolo opening può accendere una carriera o almeno dare fiducia. In fondo, ci siamo passati tutti.
Nel tour racconti la tua storia artistica. Una carriera che ha attraversato soul, rock, pop, blues e perfino jazz. Come si coltiva una tale versatilità?
Credo che abbia influito l’ambiente dove sono cresciuta, Firenze. Lì il mondo alternativo, il rock e la sperimentazione sono sempre stati importanti. Io ho iniziato ad ascoltare blues e soul negli anni ’80, quando erano generi considerati “di nicchia”. Poi ho attraversato gli anni ’90, che invece hanno riportato in auge certe sonorità a livello internazionale. In Italia forse un po’ meno, ma ho sempre cercato di restare fedele al mio gusto.
Hai spesso lavorato con autori importanti, come Francesco Bianconi o Pino Daniele. Quanto è difficile per un’interprete trovare brani che la rappresentino davvero?
Non è semplice. Devi avere una forte coscienza di chi sei, sapere cosa vuoi dire e come lo vuoi dire. Anche nei testi, serve sentire che le parole ti appartengano. Non basta che una canzone sia bella: deve essere tua. Io stessa collaboro alla scrittura, o adatto versi e melodie per sentirli più vicini alla mia identità.
Tra le esperienze più sorprendenti c’è anche quella jazz con Stefano Bollani e un brano tributo a Janis Joplin. C’è un genere che ti manca ancora?
[Ride] Forse li ho esplorati quasi tutti! Ma ogni genere mi ha lasciato qualcosa. Janis Joplin per me è stata una figura fondamentale, ho scritto “Santissima Janis” con un autore fiorentino molto particolare. Lei era blues e rock insieme, ribelle e libera. Anche io mi sono sempre sentita così.
Da anni pubblichi con etichette indipendenti. Cosa cambia rispetto al lavoro con le major?
Cambia tanto. Con le major hai più mezzi, ma meno libertà. Con le indipendenti hai più voce in capitolo, puoi scegliere il repertorio, i tempi, i collaboratori. Certo, è più dura arrivare ovunque, soprattutto oggi che la discografia è costosa e complessa. Ma almeno sei libera. E a volte è meglio arrivare un po’ meno, ma dire quello che senti davvero.
Che tipo di concerto vedremo sul palco questa sera?
Un viaggio tra tutte le anime musicali che mi appartengono. C’è la parte rock, più grintosa, quella soul, più femminile, e una cantautorale, più introspettiva. Un concerto che unisce le varie Irene degli anni passati, per poi esplodere in una festa finale con i brani più amati, quelli da cantare tutti insieme. Alla fine, il filo conduttore è la mia personalità: qualsiasi stile io canti, deve sempre esserci me stessa dentro.
Grazie Irene, e buon concerto!
Grazie a voi! Un abbraccio e viva la musica, sempre.


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