Negli ultimi anni, il nome di Dardust – al secolo Dario Faini – è stato sinonimo di innovazione e cambiamento nella musica pop italiana. Autore, produttore e direttore d’orchestra, ha lasciato un’impronta indelebile su molte delle canzoni di maggior successo, spaziando tra il mainstream e la ricerca sonora. Eppure, nonostante il suo coinvolgimento nella musica pop e urban, il cuore del progetto Dardust resta ancorato alla musica neoclassica e al pianoforte. Con l’ultimo album “Urban Impressionism“, l’artista esplora ancora una volta il rapporto tra suono e spazio urbano, portando il pianoforte nelle periferie di Parigi e New York.
Dopo anni di successi e collaborazioni prestigiose, Dardust sente il bisogno di togliere anziché aggiungere. “Voglio abituare il mio pubblico a quello che sto facendo, per me è più importante”, spiega a Fanpage, sottolineando come il suo percorso attuale sia un viaggio verso la purezza dell’espressione artistica. “Il vocal nel mio percorso è qualcosa che va quasi a distrarre. Voglio che il pubblico proietti quello che vuole, senza una voce che imponga una sceneggiatura”. Un’idea che si discosta dalle logiche del pop, in cui la voce e il testo hanno un ruolo centrale, ma che si sposa perfettamente con la sua visione dell’arte.
Se c’era un’assenza che si è fatta sentire al Festival di Sanremo 2025, era proprio la sua. Dardust ha firmato e prodotto numerosi brani che hanno calcato il palco dell’Ariston negli ultimi anni, contribuendo a ridefinire il sound del Festival. Quest’anno, tuttavia, ha scelto di non esserci, se non in minima parte, firmando il pezzo di Clara, però scritto diverso tempo fa. “Il peso della mia assenza si sentiva? E perché faceva rumore?”, risponde con ironia, lasciando intendere che il suo stile abbia segnato un’epoca recente della musica italiana. Non esclude, però, un ritorno in futuro, definendo Sanremo “un recap di questi anni”, una sorta di fotografia di ciò che sta accadendo nel panorama musicale italiano.
“Non voglio creare delle saturazioni di quello che è il mio suono, di quella che è la mia creatività ed ero concentrato fondamentalmente su altro, quindi spero sia arrivata l’idea che questa è stata veramente una scelta. Detto ciò, non è detto che io non torni a Sanremo, anzi mi piacerebbe tornarci con qualcosa che sia disruptive.”
L’influenza di Dardust sulla musica pop e urban italiana è evidente. “Montecristo” di Jovanotti rappresenta un esempio della sua libertà creativa: “Non ci interessava la forma canzone, lo streaming o la radio. Volevamo raccontare un’urgenza, senza schemi predefiniti”.
Con “Urban Impressionism“, Dardust continua la sua esplorazione sonora, fondendo il neoclassico con suggestioni provenienti dal mondo urban e hip-hop. “Mi piaceva portare il pianoforte in un contesto non naturale, come le periferie, dove nascono forme d’arte spontanee e imprevedibili”, racconta. Un viaggio musicale che non si ferma alla superficie, ma che scava in profondità, cercando nuove connessioni tra i generi e i linguaggi.
E mentre la sua musica continua a evolversi, una cosa resta certa: il nome di Dardust continuerà a essere un punto di riferimento imprescindibile per la musica italiana, che sia sul palco di Sanremo o nelle periferie urbane da cui trae ispirazione. Intanto il 12 marzo partirà il tour. Qui il calendario e Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

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