Achille Lauro Eurovision 2022

Achille Lauro top flop
Quel cowboy glitterato in sella al toro meccanico di ieri sera, sembra aver lasciato metaforicamente la scena all’elefante accasciato esposto in Piazza Castello a Torino. Achille Lauro fuori dall’Eurovision Song Contest 2022, questa è l’eliminazione che fa notizia all’indomani della seconda semifinale della 66esima edizione della rassegna europea, la terza nella storia organizzata in Italia.

L’artista romano non è riuscito nell’intento di portare in finale la Repubblica di San Marino, dividendo come di consueto l’opinione pubblica. La verità è che la performance di Lauro risulta inattaccabile dal punto di vista dello staging, una delle migliori messe in scena presenti in concorso quest’anno. Problema numero uno: il vento sta cambiando e l’essenzialità risulta oggi più accattivante dello stesso show. La Svezia, la Gran Bretagna e la Serbia ne rappresentano un ottimo esempio.

Problema numero due: Lauro paga lo scotto di aver partecipato per un piccolissimo Stato, con minori interessi e relazioni internazionali. Non a caso, la storia di San Marino all’Eurovision non pullula certo di grandissimi risultati, se consideriamo un totale di tre qualificazioni in finale su tredici partecipazioni per la Repubblica del Titano, con il miglior piazzamento datato 2019 con il turco Serhat, classificatosi al diciannovesimo posto.

Infine, il problema numero tre: da imputare allo stesso Achille Lauro, reo di non aver preso parte ai vari party europei che da tradizione accompagnano la vigilia dell’evento. Questo tipo di divismo non è molto apprezzato a livello europeo, specie se ci si concede poco alla stampa e se non si spiccica una parola in inglese. Un piccolo corso intensivo sarebbe stato gradito. L’errore più grosso è aver commesso l’errore di pensare di comunicare solo con la performance, tralasciando tutto il resto.

Eurovision 2022: Achille Lauro né top né flop

Al di là della barriera linguistica, l’arte non andrebbe spiegata troppo, specie in un momento storico frenetico come quello attuale, tutto dovrebbe essere facilmente fruibile. Non serve ogni volta una didascalia per spiegare il senso di una rappresentazione, specie quando ti interfacci con un pubblico proveniente da Paesi e culture differenti.

Stripper resta forse la canzone più internazionale di Lauro, ma non certo la più convincente. Quel che è certo è che il pubblico europeo non l’ha capita, considerando anche gli ascolti e non limitandoci solo ad analizzare soltanto il mancato passaggio in finale. Per quanto riguarda l’Italia, il picco di share sulla sua performance c’era da aspettarselo, anche se l’impressione è che qui da noi si sia esaurito un po’ l’entusiasmo per un personaggio che resta troppo legato al suo immaginario e sempre fedele a se stesso.

Per carità, avere un’identità ed una riconoscibilità è sempre un vantaggio, ma tutto questo cambiamento ostentato con i vari progetti, dal rock alla dance, in realtà si scontra con una poetica retorica e con un’iconografia a tratti ridondante. Forse un po’ di silenzio e un breve periodo di lontananza dalle scene servirebbe per ritrovare dell’originalità che con Rolls Royce aveva inaugurato l’inizio di una nuova era per Achille Lauro. Seppur sia passato relativamente pochissimo tempo, adesso sembra arrivata davvero l’ora di voltare pagina.