SETE è il nuovo singolo di CYRUS, disponibile per Daylite e distribuito da ADA Music Italy. Il brano è stato presentato sul palco del Concerto del Primo Maggio di Roma.
Sete racconta la storia d’amore di una coppia che, nonostante l’affetto reciproco, non riesce a trovare pace e che si continua a raccontare bugie per validare un sentimento.
Si concentra sulla difficoltà di accettare che non sempre l’amore basta, e che una relazione tra due persone deve, affinché esista nel tempo, essere funzionale. L’accettazione di tale condizione, dell’andare addirittura contro i propri sentimenti per ascoltare la razionalità emotiva fa maturare, crescere, e ci rende capaci di affrontare non sono l’amore, ma tutte le sfumature della vita.
“Ho scritto Sete nel momento in cui ho preso consapevolezza che la mia relazione era finita. Che l’amore non basta mai, che non puoi forzare due pezzi che non combaciano. Non basta la volontà, non basta la comunicazione. Alcune cose sono destinate ad essere solo un lampo, che ci cambiano per sempre, e che poi spariscono come non ci fossero mai state. L’amore è un gioco pericoloso, che porta addirittura a mentire a se stessi, e me ne sono raccontate di bugie senza rendermene conto…fino ad arrivare a rendermene conto.
Così nasce Sete.”
(Cyrus)
Intervista a Cyrus
1) “Sete” nasce da un momento di grande consapevolezza personale. Puoi raccontarci qual è stata la scintilla che ti ha portato a scrivere questo brano e come sei riuscito a trasformare un sentimento così intimo in musica?
In amore, come nella vita, molto spesso ci raccontiamo delle bugie, spesso per giustificare qualcosa che abbiamo già capito nel nostro profondo essere sbagliato. Una volta che però hai “visto” qualcosa, non puoi “non vederla”. Sete racconta semplicemente la presa di coscienza di quando ti rendi conto che ti stai raccontando bugie, e piuttosto che tornare in quel meccanismo nocivo e quando le bugie che hai da raccontarti finiscono, allora lì preferisci morire di sete piuttosto che raccontartene altre. E stato istintivo trasformare un sentimento in musica, lo faccio da sempre, mi aiuta a rendere qualcosa da negativo a positivo, almeno ne è uscita una canzone.
2) Nel testo parli di “bugie per validare un sentimento”. Qual è la bugia più grande che ti sei raccontato in amore e come hai capito che non era più sostenibile?
La bugie piu grande credo sia “l’amore basta”. L’amore non basta mai, deve sempre essere una complicità fattuale, oggettiva. Quando ti racconti che l’amore basta, è perché, forse, c’è solo quello…e, spoiler, non basta
3) Hai presentato “Sete” sul palco del Concerto del Primo Maggio. Che emozione è stata portare una canzone così personale di fronte a una platea così vasta?
Beh, è stato bellissimo. Cantare nella mia città, a ridosso della Basilica di San Giovanni…wow, per una cause così importante come il diritto al lavoro…semplicemente bellissimo sotto ogni punto di vista, mi ha reso fiero di tutto il lavoro che stiamo svolgendo.
4) Sei cresciuto con miti come i Pink Floyd, Elton John, ma anche Mina e Lucio Battisti. Come convivono queste anime musicali così diverse nel tuo stile, che tu stesso definisci “non ancora etichettabile”?
Sono abituato, mia mamma è Anglo-Iraniana e mio papà Italiano, per cui non solo nella musica ma anche nella vita sono cresciuto con visioni quasi opposte, ho sempre cercato di prendere quello che ritengo giusto per me da ognuno, ma sicuramente mi ha insegnato la multiculturalità e la curiosità per ciò che è diverso. Non mi piacciono le etichette, non sono per mettere le cose in una scatola, preferisco che la parole, la musica, i concetti vadano un po’ dove vogliono e che sopratutto cambino nel tempo
5) Hai trascorso molto tempo tra Londra e Los Angeles. In che modo queste esperienze all’estero hanno plasmato il tuo approccio alla musica rispetto alle tue radici italiane?
È stata un’esperienza, ne bella ne brutta, ho sempre viaggiato tanto, credo sia fondamentale scontrarsi con realtà diverse per rendersi conto di quanto ci sia nel mondo e di quanto non ci sia giusto o sbagliando ma semplicemente tanta tanta diversità che rende il mondo meraviglioso. Per il resto mi ha anche sicuramente aiutato a capire quando sono fortunato ad essere Italiano e ancora di più Romano. Scrivo questo mentre sto andando a Parigi, ma tornerò sempre a casa!
6) Il tuo primo album, “Refused”, nasce da un’esperienza forte, quella di vederti negato l’ingresso negli Stati Uniti. Come ha influenzato questo evento il tuo percorso artistico successivo?
Refused prende il nome proprio da questa esperienza, l’idea era di lavorare ad un disco in lingua inglese, non doveva chiamarsi così, è stato il corso degli eventi a dargli successivamente questo nome. È stato bellissimo, e mi ha sicuramente gratificato tanto, ma mi ha anche tolto la possibilità di confrontarmi da subito con il mio percorso in Italiano, facendomi partire un po’ in “ritardo”. Sono orgoglioso di quei due ragazzi in una stanza a LA, abbiamo lavorato al disco con una cassa, un microfono e una scheda audio, ho conosciuto un sacco di persone che sento ancora e cui voglio bene, mi ha sicuramente dato e tolto, ma questa è la vita!
7) Sei passato dal pubblicare un album in inglese a “Gloria”, il tuo esordio in italiano. Cosa ti ha spinto a cambiare lingua e quali sfide hai incontrato?
Dopo il disco in Inglese sono andato a vivere a Londra, ma ovviamente essendo Italiano mi sono chiesto “come si scrive in Italiano?”. Inizialmente non mi interessava tanto, reputavo l’Italiano una lingua non adatta al genere di musica che stavo facendo, ma durante il covid mi sono chiesto se fossi capace, così per puro esercizio stilistico ho provato, e ho capito quando sia più difficile scrivere in Italiano, così, con grande difficoltà, abbiamo cominciato a scrivere “Gloria”. Non è stato facile, ma la lingua Italiana ti dà la possibilità di dare più sfumature ai testi, è più precisa
8) Con “Maledetto Lunedì” e ora “Sete” hai inaugurato una nuova fase con Daylite Records. Cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo capitolo del tuo percorso?
Stiamo lavorando tanto, non è facile oggi ma ho trovato una realtà fatta di amici che vede un percorso, che a differenza di tante realtà crede nel lungo termine. Stiamo cercando di fare le cose con calma ma fatte bene, un percorso lungo ma stimolante, loro sono dalla mia, e io dalla loro, verso qualcosa che speriamo ci faccia togliere tante soddisfazioni!
9) Hai collaborato con artisti molto diversi tra loro, da Sissi ad AYLE, fino a Gionnyscandal. C’è un artista italiano o internazionale con cui sogni di collaborare in futuro?
La contaminazione è fondamentale per evolvere artisticamente, ringrazio ogni artista che mi ha donato la sua arte e con cui ho avuto il piacere di collaborare. Nei miei piani c’è sicuramente di fare delle collaborazioni, ci stiamo lavorando….!
10) Il tuo stile è un mix di Hip Hop, Rock e Pop. C’è un genere musicale che non hai ancora esplorato e che ti piacerebbe sperimentare?
Ad oggi mi affascina molto il cantautorato puro, non si distacca tanto dal rock o dal pop, però vorrei avvicinarmi sempre di più a levare piuttosto che aggiungere. Lasciare solo sei corde o 88 tasti, cercare di rendere la musica il più semplice possibile

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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