“Migliore di me” (OSA under exclusive license to Believe Artist Services) è il nuovo progetto discografico del talentuoso cantautore DILE. L’album si compone di 12 tracce ed è stato anticipato dall’uscita di “ti capita mai”, pubblicato a maggio.
In “Migliore di me” si svela un viaggio intimo e universale. Attraverso testi incisivi e melodie avvolgenti, DILE, abile narratore delle proprie esperienze, trasforma il personale in qualcosa di condivisibile, offrendo uno sguardo nuovo su emozioni e storie universali.
L’amore, il rimpianto e i ricordi di un passato che non può tornare sono i temi che permeano l’album, creando un’atmosfera malinconica in contrasto con sonorità fresche, ritmate e pop che caratterizzano le melodie. Un contrasto che rende la raccolta ancora più coinvolgente ed emozionante.
Intervista a dile, il nuovo progetto “Migliore di me”
dile, cosa rappresenta l”album “Migliore di me” nel tuo percorso musicale?
“Migliore di me” rappresenta un passo avanti nel mio percorso musicale, rappresenta l’ennesima sfida e la voglia di raccontarsi per la seconda volta usando come fonti di ispirazione la mia vita e le cose che mi capitano quotidianamente, dai drammi emotivi alle semplici paranoie di fine giornata mentre sto sdraiato nel letto.
Come mai hai scelto di aprire l’album con “Sceneggiatura “?
Ho deciso di aprire l’album con “Sceneggiatura” perché è un pezzo a cui sono molto legato, su cui si basa l’intero malessere che traspare in tutto il progetto. È un brano colmo di rimorsi e con la voglia di poter tornare indietro per cambiare le cose per farle andare diversamente. Da una parte c’è la speranza, mentre dall’altra c’è il rimpianto che mi porto sempre dietro.
Curioso il brano “Ti capita mai”, brano in cui si avvertono numerosi contrasti…
Nel brano “Ti capita mai” si notano dei contrasti perché ho descritto come meglio potevo le donne che hanno fatto parte della mia vita, mia mamma, la mia ex fidanzata, la mia migliore amica, mia nonna e in generale tutte le persone che, vuoi o non vuoi, mi hanno mostrato l’universo femminile. Ho solo provato a descrivere nel modo più dolce e autentico possibile ciò che ho imparato osservandole, i contrasti sono presenti in ognuno di noi ed è proprio questo il bello.
Il contrasto tra testo e melodia si avverte in “Quando vedo te”. Come mai hai scelto di associare un testo malinconico a un sound così incalzante?
In “Quando vedo te” ho scelto un sound contrastante perché il testo non è semplicemente malinconico, ma esprime anche molta rabbia, dovuta alla paura di rovinare il bel ricordo che ho sempre avuto del mare per colpa di una persona. Temevo che guardando il mare potessi rischiare di associarlo inevitabilmente a momenti in cui sono stato male e questa cosa per molto tempo mi ha fatto arrabbiare. Mi serviva un sound che esprimesse aggressività proprio per enfatizzare questo sentimento.
Come mai hai scelto di vestire “Sotto casa tua” in maniera così minimale?
“Sotto casa tua” ha avuto un arrangiamento molto minimale. Secondo me si ha un buon arrangiamento quando la parte strumentale confeziona il testo e il messaggio della canzone in maniera iconica. Questa particolare traccia aveva bisogno di una cornice delicata che incentrasse l’attenzione sulle parole e che seguisse un mood malinconico legato alla mancanza di qualcuno e alla disperazione per qualcosa che non sta andando come dovrebbe andare.
Curioso il duetto con Federica Carta. Quali sono gli aspetti del vostro approccio musicale che più vi accomunano?
Il feat. con Federica Carta è nato da una grandissima amicizia che tutt’ora ci lega. Quando ci siamo conosciuti ci siamo trovati come persone, lei ha una voce fantastica e le piacciono le cose che solitamente scrivo, abbiamo usato una canzone che avevo già scritto precedentemente. Nel momento in cui lei ha cantato il ritornello, siamo arrivati a un punto di non ritorno, dal quale non si poteva indietreggiare perché ormai aveva già fatto il brano totalmente suo. L’incastro tra le nostre voci era veramente figo al punto tale di decidere di portare poi a termine la collaborazione.
L’ultima traccia evoca una sorta di invito a proseguire il viaggio. Credi che la tracklist dell’album possa essere considerata circolare?
Penso di sì, è una cosa molto bella a cui non ci avevo ancora pensato. In realtà quando ho pensato alla tracklist sapevo soltanto che “Migliore di me” sarebbe stata l’ultima traccia, siccome ci sono molto legato anche in maniera intima. Il brano racconta cose che non ho mai raccontato in nessun testo e doveva essere posizionato per ultimo all’interno del disco perché è dedicato a chi vuole andare oltre la barriera per andare a scoprire chi si cela dietro la maschera del cantante. Quindi quell’ultima posizione era doverosa, perché era un pezzo troppo importante e troppo intimo per me.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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