Variance

I Variance sono tornati con “Bane“, il nuovo singolo che si può definire come una profonda riflessione sulla lotta interiore contro ansie e paure, rappresentando l’evoluzione musicale e personale della band. Con un sound oscuro e potente, “Bane” mescola melodie evocative e ritmi incalzanti, invitando l’ascoltatore a un’intensa introspezione.

Il videoclip ufficiale in bianco e nero enfatizza il tema, con l’ansia incarnata da un personaggio goffo e distopico. Nati nel 2021, i Variance (Alessandro Fonti, Enrico Perugini, Andrea Pironi) uniscono alternative rock, elettronica e sperimentazione. Hanno già condiviso il palco con artisti internazionali come Enter Shikari e The Offspring. “Bane” è un passo avanti per la band, che continua a esprimere libertà e crescita attraverso la musica.

Intervista ai Variance, il nuovo singolo “Bane”

1. Variance, “Bane” segna il vostro ritorno a due anni dall’album d’esordio “Sight From a Lucid Dream: cosa è cambiato nei Variance da allora?
È cambiata la consapevolezza del sound che definisce la band: SFALD è stato per noi un esperimento, ci è servito per capire quale fosse la direzione sonora che avremmo dovuto prendere con le future uscite. D’altra parte ora dedichiamo molto più tempo e cura di prima alla scrittura dei nuovi pezzi.

2. Nella presentazione definite il singolo come “il viaggio diretto verso la meta” Qual è oggi la vostra meta musicale ed emotiva?
Arrivare alle orecchie e al cuore di più persone possibile, raccontando le nostre storie tramite musica e testi che per noi significano tantissimo e che speriamo riescano a far empatizzare l’ascoltatore con quello che è il mondo Variance.

3. Il singolo è una riflessione sulla lotta interiore contro paure e ansie. Qual è stata la scintilla emotiva che ha dato vita a questo brano?
È nata dalla presa di consapevolezza di come paure e ansie consumino e sprechino tempo prezioso. La paralisi indotta da questo genere di emozioni è il fulcro della lotta descritta nel singolo.

4. Scrivete: “Pronti a guardare negli occhi i vostri fantasmi?” Quali sono i vostri e come la musica vi ha aiutato ad affrontarli?
Dubbi, incertezze, paure varie che come noi colpiscono un po’ tutti quotidianamente. Per noi la musica e in particolare questo progetto rappresenta una via di fuga dai problemi quotidiani della nostra vita, nel momento in cui ci ritroviamo assieme a suonare, o anche solo a programmare le prossime mosse, tutte le preoccupazioni scompaiono.

5. C’è un momento del testo o un verso che sentite più personale o simbolico?
Una frase molto forte è la seguente: “Just wanna know when we started breathing into, breathing into bane”, nel quale ci si domanda quando si è iniziato a star male, quando è iniziato questo stato d’animo. Spesso non ci si rende conto quando si entra nella sfera dell’ansia, e uno non si spiega come mai è successo. In quel momento bisogno avere la consapevolezza di gestire la mente, perché la prima reazione è di voler capire cosa è successo. La testa in questi casi può fare più male che bene, alimentando le emozioni negative rispetto a quelle positive. In questi casi può essere utile un mantra: Noi non siamo i nostri pensieri.

6. Il brano nasce dalle percussioni e si costruisce strato dopo strato. Come lavorate insieme alla stesura di un brano? Chi porta cosa?
Generalmente c’è una fase iniziale in cui vengono messe sul tavolo delle idee strumentali sul quale viene sviluppata una struttura iniziale del brano, in seguito si sovrappone una linea melodica della voce per capire la forma finale del brano. Per Bane, Enrico è partito dalle percussioni per dare il senso di movimento a cui ha aggiunto le linee di basso e chitarra, insieme ad Andrea è stata conclusa la struttura generale del brano, infine Ale ha raccolto le sue emozioni e le ha trasformate in parole e linea vocale.

7. Quanto è importante per voi l’unione tra sperimentazione sonora ed emozione lirica?
Sono due cose che vanno parallelamente e per noi sono entrambe importanti. Sin dal primo giorno abbiamo prestato tantissima attenzione agli arrangiamenti sonori, dal riff di chitarra alla linea di synth al posto giusto. Allo stesso tempo Ale cerca sempre di raccontare storie collegate tra loro che, messe assieme, creano il concept che poi va a rappresentare l’album.

8. Il video in bianco e nero trasforma l’ansia in un personaggio “burlesco”. Com’è nata questa scelta visiva così particolare?
Volevamo appunto dare questa immagine alternativa dell’ansia, cercando quasi di ridicolizzarla, in un certo senso di sminuirla. Quando si affronta un stato d’animo così complesso la prima cosa da fare e non dargli importanza, trattarla come se fosse una questione di poco conto per non alimentare la sua potenza. Dare all’ansia delle sembianze da fantoccio può aiutare ad alleggerire il suo potere.

9. C’è un forte contrasto tra l’estetica della band e quella del personaggio-ansia: cosa volete comunicare con questa dualità?
L’ansia può colpire tutti, indipendentemente dall’esperienza emotiva di una persona, non ci sono requisiti per soffrire di questa condizione. Le situazioni e la vita di tutti giorni possono portare ad uno stato d’animo colpito dall’ansia. Le differenze estetiche tra noi e l’ansia nel video stanno a sottolineare proprio questo concetto.

10. Variance nasce dall’esigenza di “espressione senza filtri”. Quanto è importante per voi mantenere indipendenza e autenticità nel panorama musicale attuale?
E’ estremamente importante. La nostra è una costante ricerca di  identità, sia sonora che estetica. In questo particolare momento vogliamo poterci sentire totalmente liberi di provare cose differenti, senza alcun tipo di imposizione esterna.

11. In che modo le vostre differenze personali e musicali si riflettono nel sound della band?
Tutto quello che sono i Variance oggi derivi dalle piccole discussioni che abbiamo tra di noi, pensiamo sempre costantemente a quello che è il bene del nostro progetto, che viene prima di tutto. Musicalmente cerchiamo sempre di scambiarci idee tra di noi, quindi se magari qualcuno scopre un nuovo gruppo musicale che gli piace, lo condivide subito con gli altri.

12. Avete condiviso il palco con artisti come The Offspring e Enter Shikari: che impatto ha avuto questa esperienza sul vostro percorso?
E’ stata una soddisfazione immensa, tutt’ora il nostro momento preferito da quando siamo una band. Avevamo iniziato a suonare assieme da relativamente poco, e siamo stati infinitamente grati dell’opportunità che ci è stata concessa. Allo stesso tempo è stato un grande banco di prova confrontarsi con un palco così importante ed abbiamo avuto la possibilità di veder esibirsi da molto vicino quelli che sono stati alcuni tra i nostri idoli di quando eravamo dei ragazzini.

13. Dopo “Bane” cosa dobbiamo aspettarci dai Variance? Ci sarà un nuovo EP o album in arrivo?
Abbiamo già tanta musica pronta e sicuramente condivideremo con voi altri singoli durante la seconda parte dell’anno. Infine ci piacerebbe raccogliere tutto il materiale che stiamo scrivendo e farlo uscire sotto forma di un nuovo disco.

14. Se doveste descrivere *Bane* con un’immagine, una fotografia mentale, quale sarebbe?
La copertina del singolo incarna alla perfezione il mood e il messaggio di Bane. La maschera che prende vita dal bianco vellutato dello sfondo, che sorride ma in realtà non lo fa, il dettaglio delle labbra verdi come a significare un veleno sono tutti elementi che rispecchiano alla perfezione la direzione artistica di Bane e il suo tema.

15. Che consiglio dareste a chi oggi lotta con le stesse ansie raccontate nel brano? 
L’ansia è un’emozione subdola, è frutto della paura, chi non si rende conto di soffrire di questa condizione si fa trascinare dagli eventi senza un motivo razionale. In questi casi la prima cosa da fare è parlarne con qualcuno che possa aiutarvi a prendere consapevolezza del vostro stato d’animo. La cosa più efficace è imparare a non dargli importanza, far finta che è una cosa che è sempre stata lì con te, più cerchi di scappare e più si stringono le catene. Ognuno di noi è unico con le emozioni che lo descrivono. 

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