La nostra intervista a Rosario Miraggio in occasione dell’uscita di “Senz’ammore“, singolo impreziosito dal featuring con Clementino, scritto con Kekko D’Alessio e Max D’Ambra che figurano anche in veste di produttori del pezzo.
Il brano, disponibile qui, è disponibile su tutte le piattaforme da venerdì 12 aprile, con Distribuzione Altafonte Italia sotto esclusiva licenza di Studiounosound. “Senz’ammore“ farà parte del nuovo nuovo progetto discografico dell’artista napoletano e anticipa l’evento live in programma a giugno all’Arena Flegrea di Napoli.
Intervista a Rosario Miraggio
Partiamo da “Senz’ammore” feat. Clementino: come sono nate rispettivamente questa canzone e questa collaborazione?
«Con il mio team di lavoro avevamo già da tempo nel cassetto la canzone, insieme a Kekko D’Alessio e Max D’Ambra abbiamo poi pensato di chiamare Clementino, considerato sia il grande rapporto di amicizia che la reciproca stima. Così è nata l’idea di questa collaborazione, a lui è piaciuto il pezzo e quindi ha spostato il progetto. Tutto è arrivato in modo molto spontaneo, è bello poter lavorare tra amici e tra professionisti, non è affatto scontato».
A livello testuale, il brano racconta l’amore, un tema che hai sempre cantato nel corso della tua carriera, ma che rappresenta un serbatoio infinito di ispirazione, no?
«Io penso che l’amore sia il miglior amico della musica, perché è vero che ci sono tante canzoni che parlano di altro e che affrontano tematiche diverse, anche sociali, che possono risultare interessanti, ma credo che la canzone d’amore abbia sempre qualche probabilità in più di arrivare al cuore delle persone. Se ci facciamo bene caso, anche grandi classici come “O sole mio” e “O surdato ‘nnammurato” alla fine parlano proprio di questo».
Due elementi di riconoscibilità sono per te la melodia e la lingua, quella napoletana, che ti hanno reso negli anni credibile, un punto di riferimento nella scena partenopea. Una scena che si è evoluta, qual è il tuo pensiero a riguardo?
«Francamente credo che la tradizione non vada mai messa in discussione, le origini non vanno toccate perché sono scuola di vita e di musica, non solo per noi napoletani ma credo per il mondo in generale. Il passato ci contraddistingue ancora oggi, poi l’evoluzione è giusto che ci sia, ma non bisogna rinnegare ciò che è stato. Oggi c’è una scena rap napoletana molto interessante, che si lega alla nuova generazione, ciò che cerco di fare con la mia musica è far dialogare questi mondi e fare un po’ da ponte tra la grande scuola napoletana e l’interessante scenario che rappresenta sia il presente che il futuro della musica».
Per concludere, qual è il tuo personale un bilancio del tuo percorso fino ad oggi?
«È un bilancio assolutamente positivo, ma c’è sempre qualche sogno nel cassetto da realizzare. Sento di avere ancora tanti stimoli, questo è il bello di questa professione che più che altro nasce da una grande passione. Fino ad oggi ho sempre fatto passi avanti, non ho mai fatto passi indietro. È segno che ho lavorato bene, che ho seminato bene, e quindi sono costantemente in crescita, proprio per questo non posso che essere contento e fiero del mio percorso».
Videointervista a Rosario Miraggio
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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