Ad aggiudicarsi per il quinto anno il riconoscimento di IMAGinACTION per il Miglior Videoclip è Vito Ventura, alias Shade, per il video del suo ultimo singolo estivo, intitolato In un’ora. Direttamente sul palco di Piazza Aurelio Saffi a Forlì, il rapper torinese ha ritirato il premio che nelle precedenti edizioni era stato attribuito a John Landis (regista del celebre Thriller di Michael Jackson), Fabio Rovazzi, Luis Fonsi e J-Ax. A pochi minuti dalla cerimonia di premiazione, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il giovane hitmaker.
Intervista a Shade IMAGinACTION
Ciao Vito, bentrovato. Ci troviamo a Forlì per IMAGinACTION 2021, dove hai vinto il premio per il Miglior videoclip dell’anno. Direi un bel traguardo, no?
«Assolutamente sì, è una cosa incredibile. Non sono abituato a vincere premi e arrivare primo. Sono felicissimo, si tratta di una sensazione nuova, ma stupenda. Ringrazio tutti quelli che hanno votato il mio video, grazie davvero di cuore, è una figata essere qui».
Tra l’altro hai battuto l’agguerrita concorrenza di Checco Zalone, che fino ad oggi non aveva mai deluso una nomination…
«Lui in casa mia è tipo una divinità, per cui fa piacere il doppio. Checco Zalone è geniale, sapere di essermela giocata con lui per una manciata di voti, da ancora più valore a questo riconoscimento».
Il successo della tua “In un’ora” non si limita soltanto al video, possiamo considerarla una delle canzoni più suonate e apprezzate dell’estate. Quali sono, secondo te, gli elementi che hanno contribuito al suo vasto consenso?
«Non c’è mai una formula precisa per fare le hit. Però, quello su cui punto tanto, specie d’estate, è giocare sui miei punti forti: l’ironia e l’autoironia. In questo caso, ha aiutato il fatto che il ritornello ricordi quasi un coro da stadio. Nei pochi club aperti, nonostante la gente seduta per via delle restrizioni, quel “molla le tue amiche sceme” l’ho sentito cantare parecchio. Questa è una cosa che mi ha reso morto felice. Credo siano proprio questi gli elementi che hanno determinato il successo del brano».
Da cosa è stato ispirato il soggetto del video?
«Da una frase della canzone stessa: “non mi interessa la tua tribù, l’importante è che poi vieni tu”. Con il mio manager abbiamo pensato che sarebbe stato bello mettere all’interno del video una vera tribù, così ci è subito venuto in mente “Pirati dei Caraibi”, perchè la scena di Jack Sparrow nella tribù è iconica. Da lì abbiamo cominciato a costruisci il resto intorno. Ci ha dato una mano Matteo Grandi, un autore molto conosciuto che ha messo in ordine tutte le idee che avevamo avuto».
A proposito della filosofia di IMAGinACTION, quale ruolo pensi abbia oggi il videoclip all’interno di un progetto musicale?
«Per me è importantissimo, punto sempre tanto sul video. Vuoi perchè è una cosa che negli anni mi ha sempre affascinato, quando ero bambino registravo intere videocassette con ciò che passava su Rete A All Music e MTV, ovvero i canali musicali che guardavo di più. Beccavo i video degli Articolo 31 o di Max Pezzali e cercavo di registrarli. Quindi, il videoclip per me è sempre stato importante, perchè accompagna la canzone, dandogli un valore in più. Mi viene in mente ad esempio “Come deve andare” degli 883, quel video lì mi ha lasciato tanto addosso quando ero piccolo, insegnandomi anche delle cose. Di conseguenza, essendo cresciuto con questi esempi, ci tengo davvero tanto. Oggi come oggi, magari, non è necessario a determinare il successo di un brano, ma mi diverto così tanto a pensare e girare i video, al punto che personalmente non potrei farne a me».
Ripercorrendo a ritroso la tua carriera, qual è il video che consideri più riuscito al quale sei più affezionato?
«Mi sento di dirti “Irraggiungibile”, la prima canzone pubblicata con Federica Carta. Non era previsto un così tale successo, soprattutto del video, perchè sul set abbiamo realizzato tutto in fretta e furia, in una sola giornata. Essendo in super ritardo, abbiamo anche tagliato un sacco di scene. All’uscita è stata una vera sorpresa, ancora oggi è il mio video che ha avuto il risultato più grande. Irraggiungibile di nome e di fatto».
Considerata la tua passione per il cinema, potremmo ipotizzare in futuro un passaggio in cabina di regia? E’ un qualcosa che ti stuzzica e che ti intriga?
«Guarda, come regia non saprei, perchè è un lavoro talmente complicato e difficile, in più non sento di avere quell’occhio lì. Mi piacerebbe continuare a lavorare nel doppiaggio, riuscire ad avere ruoli sempre più importanti e, magari, quando sarò più esperto, occuparmi della direzione del doppiaggio. Quello è un lavoro molto bello, perchè ti permette di vedere cose che normalmente un doppiatore non vede».
Videointervista a Shade per IMAGinACTION 2021
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.