Il 25 giugno è un giorno triste per il mondo della musica. Ricorre, infatti, il dodicesimo anniversario della morte di Michael Jackson. Molti fan di tutto il mondo, le radio, gli amici più intimi e la famiglia del King ricordano con una lacrima agli occhi quel maledetto giorno che lo strappò al mondo.
Ci sono cose che difficilmente potremmo spiegare, certamente la morte di Michael Jackson ha sconvolto tutti, lasciando un vuoto indelebile, difficile da accettare. Per molti Michael era immortale, venuto, chissà da quale galassia, sul pianeta terra. Era 10 spanne sopra rispetto a tutti, forse da qui l’appellativo The King Of Pop.
Quel 25 giugno 2009 arriva il lancio della testata TMZ riportava la notizia “Michael Jackson potrebbe essere stato portato d’urgenza in ospedale. Potrebbe essere in coma“. Tutti increduli, molti pensavano che si trattasse di una fake news, ma nessuno sapeva se fosse vero o falso.
Spesso uscivano strane storie sul Re del Pop. Poche settimane prima, era stato riferito che soffriva di un cancro della pelle, ma in seguito l’ipotesi fu smentita. La stessa testata giornalistica – poco dopo – affermava l’avvenuta morte dell’artista. Nei fatti erano le 10:40 del 25 giugno 2009 quando Murray (il suo medico personale pagato 150.000 dollari al mese) mise la maschera dell’ossigeno a Jackson e poi gli iniettò, in via endovenosa, il Propofol. Jacko smise di respirare. A nulla valse il massaggio cardiaco di Murray (anche perché effettuato sul letto, quindi su una superficie morbida). Il medico chiamò l’ambulanza quasi un’ora dopo, con colpevole, colpevolissimo ritardo.
Gli ultimi istanti di Michael
Jackson è stato portato al centro medico dell’UCLA, dove sono proseguiti i tentativi di rianimazione, ma non c’è stato nulla da fare. Fu dichiarato morto un’ora e 13 minuti dopo. Il Re del Pop era deceduto. Il certificato di morte riporta: “arresto cardiaco determinato da un’intossicazione acuta di Propofol“. Quest’ultimo è un potente farmaco anestetico (usato all’occasione come antidolorifico) da somministrare per via endovenosa.
Questa la versione ufficiale. Ma qualcosa destò subito l’attenzione di chi accorse al capezzale di Jackson, medici, infermieri o figure a lui vicine. Il corpo era pieno di tagli, ecchimosi, piaghe. Condizioni che spinsero a ulteriori indagini e approfondimenti e che portarono alla condanna per omicidio di Conrad Murrey, il suo medico personale, reo di aver somministrato la dose letale. Questi si è sempre ritenuto innocente, adducendo a Jacko la volontà di ricevere la dose di Propofol. Ovviamente la controprova non l’avremo mai.

Se l’autopsia ha chiarito in parte il destino cui era andato incontro Michael Jackson, molto altro è rimasto fuori dalle spiegazioni ufficiali. Ci riferiamo, ovviamente, al corpo martoriato del cantante, in parte come inevitabile conseguenza dei trattamenti medico-chirurgici, in parte devastato da una carriera logorante e usurante dal punto di vista fisico.
La figura dell’artista è sempre stata avvolta nel mistero: dal cambio di colore della sua pelle e della sua fisionomia, dai presunti abusi su minori, alle stanze segrete di Neverland e, infine, la morte. Aveva cinquant’anni quando ha lasciato questa terra. C’è da scommettere che non tutti i suoi giorni furono all’insegna della felicità come si sarebbe potuto pensare.

Michael Jackson: un mito senza tempo
Michael Jackson è stato la più grande pop star degli ultimi 30 anni e la grandezza della sua musica è innegabile. Basti pensare che l’album Thriller del 1982 ha venduto ad oggi oltre 100 mila copie (leggi qua) Ma c’è un lato preoccupante: Michael è stato accusato (e poi assolto) per molestie su minori, una vita privata costellata da molto leggende decisamente strane.
Sono trascorsi dodici anni dalla morte di Micheal Jackson. Le sue canzoni continuano a essere trasmesse nelle radio, gli album continuano a vendere copie su copie e non danno segnali di usura, e quell’alone di mistero che ha sempre contornato la sua vita è più vivo che mai.
Il Re del Pop non è mai stato un essere umano come tanti, diciamoci la verità. Un ragazzo, un uomo cresciuto troppo in fretta sotto ai riflettori, arrivato rapidamente al successo planetario. Creatore di stili e tendenze, ha segnato per sempre la storia della musica. Non solo quella pop. Tra tour leggendari e ville inimmaginabili, tra accuse e processi, Michael ha vissuto la propria esistenza sempre al limite. In molti supponevano che non sarebbe vissuto a lungo, logorato da psicosi, scandali, disturbi e patologie di vario tipo. Cosa accadde realmente quel 25 giugno del 2009 resta ancora, per certi versi, indecifrabile.
Quel che resta è il mito che vive e vivrà sempre nella sua musica.

Editore e conduttore radiofonico, Giornalista, Presidente del Premio Sala Stampa “Lucio Dalla”, Esperto in telecomunicazioni e sviluppatore di nuove tecnologie.
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