Raf

Raf torna in tour (Qui le date) e in un’intervista al Corriere della Sera parla a 360 gradi della nuova esperienza live, toccando anche temi privati, come la malattia della moglie Gabriella Labate.

Finalmente, i teatri tornano a essere la mia casa. Accoglierò gli spettatori con nuove sonorità. E spero di arrivare nei cuori delle persone con le canzoni che hanno accompagnato la loro vita (come spesso mi confidano), svegliandone anche l’attenzione sulle problematiche sociali.”

L’artista spiega la quotidianità e le preoccupazioni globali.

Oggi la mia casa si divide tra le campagne laziali e la Florida, dove ho la residenza dal 2017. Però sono anche un umano che vive sul pianeta Terra ed è estremamente preoccupato per lo stato della sua casa. È un’illusione credere di poter stare bene se ci curiamo solo di noi stessi, sottovalutando problemi come il cambiamento climatico, che potrebbe mettere in discussione l’esistenza umana sul pianeta.”

Raf parla della malattia della moglie Gabriella Labate

Raf, poi, entra nel privato parlando della malattia della moglie Gabriella Labate, sposata 27 anni fa.

Quando la conobbi riconobbi subito il vero amore. Ho vissuto tutti questi anni in maniera naturale e spero di viverne altrettanti con la mia famiglia. Non l’avrei mai immaginato, perché da ragazzo ero piuttosto ribelle; davo preoccupazioni continue ai miei genitori.

Abbiamo vissuto cinque anni tremendi. Inutile negare le paure, il senso di precarietà… Però ne siamo usciti rafforzati in molti aspetti, a cominciare dalla nostra unione e complicità. E soprattutto grazie a lei, siamo riusciti a non trasmettere angoscia ai nostri figli.”

La donna lo scorso dicembre aveva raccontato a Verissimo la sua odissea.

Mi ricoverano d’urgenza per una trombosi alla vena cava, la vena che va diretta nel cuore. Io non mi accorgevo di nulla. Facendo la tac mi dicono che non era solo quello il problema. Avevo questa massa grande sia all’utero che sull’ovaio destro. Il mio primo pensiero è stato verso Raffaele e la mia famiglia, i miei ragazzi, perché erano già usciti con me da un trauma avuto da poco. Mi hanno salvato la vita per miracolo. Quando mi hanno detto questa cosa mi preoccupavo tantissimo per loro. Il pensiero di dare ancora delle preoccupazioni a loro era il dolore più forte. La massa era da asportare subito. Dopo un mese e mezzo viene questo esperto, mi fa questa risonanza e mi dice cos’è. Una patologia rarissima. Praticamente mi era cresciuto questo Alien, come lo chiamo io, dall’utero era entrato nelle ovaie e attraverso le vene ovariche si è ramificato in tutti i vasi sanguigni fino al cuore. Mi ha lasciato una cicatrice enorme, dal petto fino a giù, e poi c’è stato un percorso lungo di ripresa, ma ringraziando il Signore sono qui seduta a raccontartelo.”

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