Ghali Paprika

Ghali pubblicherà venerdì il nuovo singolo Niente Panico; l’artista ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair parlando anche di temi complessi. In attesa della partenza del tour che culminerà con tre date al Forum di Assago. (Qui il calendario completo e Qui il link per l’acquisto dei biglietti).

Nell’intervista, Ghali riflette su temi legati ai giovani, la musica, la politica e la sua visione del mondo. Parla del potere della musica come strumento di unione e di espressione, anche in contesti difficili come la guerra. Sottolinea l’importanza di un dialogo aperto tra generazioni e della fede personale per trovare un equilibrio interiore. Ghali tocca anche temi come l’amore e l’importanza della propria identità culturale, sempre con uno sguardo positivo verso il futuro.

“Io volevo solo fare musica, però sapevo anche che un giorno avrei potuto fare la differenza e raccontare una storia diversa. Quando da piccolo avevo i miei idoli musicali non c’era nessuno che parlasse di me o di quelli come me. Poi in strada ho conosciuto il rap: mi è sembrato il modo più semplice per raccontarmi. Così ho smesso di cercare qualcuno che mi rappresentasse perché avevo trovato la mia voce.”

Spiega Ghali, che poi prosegue con una riflessione sul rap.

“Ci sono anche alcune riflessioni che ho fatto sul rap, che secondo me è morto. Mentre per tanto tempo si è puntato il dito contro chi fa musica per tutti, il pop. Io invece sto portando il messaggio del rap con una musica che arriva a tutti: ed è la cosa più rap che si possa fare. Parlo di certi argomenti nelle canzoni perché ne parlo veramente tutti i giorni. Però non posso nemmeno biasimare chi non lo fa, ognuno è libero di fare musica come vuole, nessuno è obbligato a veicolare un messaggio. […] A Sanremo, per esempio, non sarei andato senza un messaggio.”

Argomenta Ghali.

“Non so se le mie azioni portino un cambiamento effettivo, però quando vedo che alcuni bambini all’asilo cantano in coro Casa mia, mi viene da pensare: missione compiuta. Crescendo daranno sempre più significato a quel testo che ora gli è andato sottopelle. È il massimo che un artista possa fare. Quindi non penso di poter cambiare la mente degli italiani, ma dei nuovi italiani un po’ sì.”