San Felice sul Panaro, piccolo centro nel modenese di poco più di 10mila abitanti, per un giorno si è trasformato in Villaggio Fantozzi, un grande evento al quale ha preso parte anche Elisabetta Villaggio, figlia di Paolo.
Il comune, in cui sono ancora visibili i danni del terremoto in Emilia del 2012, ha letteralmente preso vita con una serie di set ispirati dai romanzi e dai film di Paolo Villaggio.
Scenografie iconiche, automobili storiche, figuranti e scene che rimandano alla saga del ragioniere più famoso in Italia, in un vero e proprio viaggio temporale in un’Italia che non c’è più.
La Coppa Cobram, la Trattoria Al Curvone, il Circo, la partita di tennis, l’autobus al volo, il cartellino, i viaggi INPS, la corazzata Potemkin, le Casalingue, questi sono solo alcuni dei temi sviluppati nel paese.
Villaggio Fantozzi è nato da un’idea di Federico Mazzoli, con la partecipazione e il contributo di Sanfelice 1893 Banca Popolare e il patrocinio del Comune di San Felice sul Panaro, in collaborazione con Pro Loco San Felice sul Panaro aps. La direzione artistica è di Roberto Gatti. Le scenografie di Roberto Gavioli.
Degno di nota lo spettacolo delle 15.30 alla Rocca Estense, dove, diretti da Paolo Galassi, oltre 200 figuranti hanno messo in scena i personaggi più noti della saga, regalando loro una nuova dimensione. Una rappresentazione neorealista, ma onirica; antica, ma postmoderna.
Numerosi gli ospiti della giornata, tra cui i cantautori Alberto Bertoli e Simone Tomassini.
Intervista a Elisabetta Villaggio Fantozzi
Abbiamo incontrato Elisabetta Villaggio, che, emozionata, in Piazza Matteotti ha presentato il libro Fantozzi dietro le quinte, rivivendo l’epopea creata dal padre più di mezzo secolo fa.
Ciao Elisabetta. Una giornata bellissima per celebrare Paolo Villaggio e Fantozzi. Quali sono le tue sensazioni in questo momento?
Beh, io sono molto emozionata perché c’è tutto questo paese in festa. Sono tutti coinvolti in maniera molto affettuosa, proprio con il cuore. Sono gasatissima
Qual è il segreto, secondo te, che porta tanta gente a essere così legata a Fantozzi e alle storie create da tuo padre?
Fantozzi è entrato nell’immaginario collettivo. Siamo tutti un po’ Fantozzi! A chi non è capitato di scivolare davanti a tutti? A chi non è capitato di avere un momento di goffaggine o di imbarazzo?Fantozzi è un puro, un vincente perché crede in quello che fa.
In effetti lo abbiamo visto negli anni anche nelle varie trasposizioni, anche cinematografiche. Il cinema ha dato una spinta fondamentale al personaggio Fantozzi.
E’ vero; il libro è uscito qualche anno prima e all’epoca ebbe risultati davvero incredibili, nonostante l’editore non ci credesse. Il cinema, è chiaro, è il mezzo più immediato, ha permesso a Fantozzi di arrivare prima e di coinvolgere un pubblico incredibile.
Che ricordo hai del periodo in cui Paolo Villaggio girava i primi Fantozzi?
Mi ricordo che era molto gasato. Io all’epoca andavo a scuola, ma nei suoi film ho fatto anche delle comparsate. Per esempio ero la sposa nella Coppa Cobram. Mi ricordo che c’era una grande energia e allegria anche sul set.
Nei film di Fantozzi sono diventate iconiche anche le canzoncine e le colonne sonore.
Anche in quello mio padre fu geniale, supportato da un grande musicista quale Fabio Frizzi, che all’epoca era giovanissimo.
Qual è oggi l’eredità più forte di Paolo Villaggio?
Paolo Villaggio ha portato un po’ di leggerezza, ha mostrato come prendersi in giro, permettendo a tutti di vivere la vita con un po’ di ironia.
Secondo te, a parte il grande evento di oggi, si fa abbastanza per ricordare Paolo Villaggio?
Per mio padre non era importante il riconoscimento delle istituzioni, ma quello del pubblico. Lui era amato dalla gente, quella che non aveva paura nel riconoscersi nei suoi personaggi. Quando tu entri nel cuore delle persone la rimani.
Qualche anno fa Paolo Villaggio vinse il Premio Chiara alla carriera. Perchè la sua attività di scrittore e autore è meno considerata rispetto a quella di attore?
Innanzitutto perchè in Italia legge il 5% delle popolazione, ma è bello ricordare anche il periodo che mio padre passò accanto a Fabrizio De Andrè. Loro erano molto amici e insieme scrissero Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers e Il fannullone. Vorrei che quando si parla di Faber si facesse più spesso riferimento a quei due brani.
Che ne pensi dei progetti che riguardano Paolo Villaggio ai quali si sta lavorando oggi?
Attualmente il regista Luca Manfredi sta lavorando a una fiction televisiva alla quale ho partecipato in veste di sceneggiatrice. Poi c’è l’idea di realizzare un documentario e anche un’opera teatrale che potrebbe debuttare a Genova già il prossimo anno. Tutto questo fermento è una conferma dell’amore che il pubblico prova ancora nei confronti di mio padre.

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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