Lorenzo Fragola

Intervista a Lorenzo Fragola che torna con un nuovo singolo dal titolo 1XTE1XME, brano pubblicato per Numero Uno, storica etichetta del gruppo Sony Music. La canzone segna un nuovo inizio per il cantautore catanese: una ripartenza estiva all’insegna della sincerità, della consapevolezza e della voglia di ritrovare un contatto profondo con la musica e con il pubblico.

Dopo anni di silenzio, riflessioni e cambiamenti, Fragola sceglie di raccontarsi senza filtri: dalla scelta di allontanarsi dai riflettori alla ritrovata urgenza creativa, dal rapporto con il passato discografico al desiderio di riscoprire il palco con una nuova maturità artistica. Lo abbiamo incontrato per una chiacchierata autentica e intensa, in cui Lorenzo ci ha parlato di cosa significhi oggi, per lui, “stare bene con se stessi”, fare musica senza rincorrere il successo e ritrovare continuità, dopo una lunga pausa, per costruire qualcosa di vero.

Intervista a Lorenzo Fragola

Lorenzo, torni con un nuovo singolo dopo tanto tempo. Che cosa rappresenta per te questo ritorno?
Ricominciare a pubblicare pezzi dopo tanto tempo è un atto di libertà, perchè vissuto senza peso e senza ansia. In modo leggero, naturale, giusto.

In un contesto musicale in cui non sempre c’è spazio per prendersi del tempo, tu invece lo hai fatto. Quanto è stato difficile concederti questa libertà?
In realtà non è stato difficile, perché era un’esigenza troppo importante. Non volevo più restare sull’onda solo per esserci. Dovevo ascoltarmi, capire cosa stessi provando. È stato naturale fermarmi. Più che una scelta, è stato un bisogno personale.

Hai detto che non sapevi bene cosa provavi. Come sei riuscito a trovare la forza di ripartire?
C’è voluto tempo. Dopo un po’, è diventato difficile anche solo trovare il coraggio di pubblicare di nuovo. Ma adesso è il momento giusto: naturale, sano. Ho scritto questo brano in mezza giornata, senza pensare troppo. Mi sono solo divertito con le parole. E questo è stato il modo migliore per ricominciare.

Hai affermato che non sempre una canzone ha un significato chiaro fin da subito. Quando hai capito che “1XTE1XME” era importante prima di tutto per te stesso?
In realtà non l’ho capito subito e non me lo sono nemmeno chiesto. Prima sentivo il bisogno di spiegare tutto, ora ho imparato a scrivere anche senza capire fino in fondo. È un segno di maturità. Questo brano per me rappresenta libertà, voglia di ricominciare, divertimento.

Dal punto di vista della scrittura, il brano offre immagini nuove rispetto al tuo repertorio precedente. Quanto sono cambiati i tuoi riferimenti e ascolti?
Sono cambiati tanto. Gli ascolti di questi anni mi hanno influenzato: nuovi artisti, nuovi linguaggi, meno convenzionali. Anche il tempo che passa cambia il linguaggio: le parole che usi, i temi che affronti. È un’evoluzione naturale.

Hai qualche esempio di questo cambiamento nel tuo percorso?
Mi viene in mente Margarita, canzone che è stata portata al successo da Elodie. Inizialmente il brano era più generico, poi ho iniziato a mettere dentro cose che erano solo mie, come la granita. Non era un gioco di parole, è qualcosa che fa parte della mia vita. Col tempo ho scritto molti brani, anche non pubblicati, che sono stati importanti proprio per questa evoluzione personale.

A proposito di evoluzione: quanto è stata importante la collaborazione con Mameli?
È stata fondamentale. Mameli è diventato una figura con cui mi confronto spesso. Condividiamo passioni, radici, ma il nostro legame va oltre. Mi ha fatto sentire a mio agio anche fuori dal lavoro, e questo ha migliorato anche il mio approccio in studio, con chiunque.

Cosa ti ha insegnato questo rapporto sul modo di lavorare e affrontare i compromessi?
Mi ha insegnato a dare priorità alle cose giuste, a non voler controllare tutto. A scegliere la mia parte, curarla nei dettagli, e poi lasciare che il resto segua il suo corso in modo naturale.

In un post hai scritto che le cose più belle succedono d’estate, facendo anche riferimento ai 10 anni del singolo #fuoriceilsole. Che cosa rappresenta per te questa stagione?
L’estate è fondamentale, sia per il lavoro (i concerti più belli sono d’estate) sia a livello personale. È il momento in cui ti formi, esci di casa, vivi più liberamente. Hai più possibilità di essere davvero te stesso. Per me è stato sempre il periodo in cui mi sono divertito e formato di più.

Sei arrivato primo a un talent show molto competitivo. Cosa hai capito col tempo rispetto a quell’esperienza?
Quando sei molto giovane e arrivi con un impatto forte, pensi che quella sia la realtà. In realtà il mondo della musica è molto più complesso e più duro. Col tempo ho fatto i miei alti e bassi, e ho capito che bisogna imparare a stare bene in tutti i momenti: quelli di successo e quelli di impopolarità.

È difficile accettarlo?
Sì, ma è fondamentale. Alla fine penso sia anche un po’ una furbizia positiva: stare bene con se stessi e godersi il viaggio ti mette nella condizione migliore perché accadano cose belle. Lo stato d’animo con cui ti approcci a questo lavoro fa la differenza.

Hai ancora l’ambizione di arrivare “primo”?
No, sinceramente in questo momento non ho quella voglia. E poi, primo in cosa? Non so nemmeno cosa significhi esattamente. Quello che so è che l’unico modo per costruire qualcosa è godermi quello che sto facendo, metterci tutto l’impegno, la passione, il lavoro. E farlo non per arrivare da qualche parte, ma perché lo devo alla musica, che mi ha dato tanto. Almeno questo, glielo devo restituire.

Ti capita mai di riascoltare le canzoni di Bengala? Un disco che forse all’epoca non fu del tutto capito.
Hai ragione. Quando uscì, Bengala forse non fu capito fino in fondo. Aveva collaborazioni importanti – da Mecna a Gazzelle – e canzoni mature per il periodo. Però ti dico la verità: non ascolto le mie canzoni. Non è che soffro a sentirle, è solo che non mi riesco a godere l’ascolto, sono troppo critico con me stesso.

Come attori che non si riguardano nei film?
Esatto. Non perché non gli sia piaciuto il film o il lavoro fatto, ma è semplicemente il loro modo di essere. Credo che anche per me sia così. Riascolto le mie canzoni solo quando preparo i live, per scegliere i pezzi da riarrangiare. In quei momenti, però, mi rendo conto che forse l’unica cosa che, quando pubblicai Bengama avevo chiara allora, è rimasta anche oggi.

In che senso?
Volevo sperimentare. E ho scelto di farlo pubblicamente, davanti a tutti, con un disco che magari è incoerente tra le tracce – ma perché io ero incoerente in quel momento. Bengala è un disco molto sincero. È la mia crescita. Non ho cercato una coerenza a tutti i costi, ho semplicemente pubblicato canzoni che mi rappresentavano davvero.

Ora che è uscito un nuovo singolo, si è riaccesa molta curiosità su di te. Cosa rappresenta oggi per te il live?
Il live per me è fondamentale. Mi rendo conto che vorrei suonare in tanti posti, ma forse non rientro in quella categoria di artisti “da palchi” perché sono stato fermo tanto tempo. Per questo l’obiettivo è dare continuità a quello che faccio. Raccontare il percorso che sto vivendo oggi.

Ti piacerebbe tornare con un grande spettacolo?
Magari un giorno raccoglierò tutto quello che ho fatto e costruirò uno spettacolo più grande. Ma in questo momento voglio suonare nei festival, in rassegne insieme ad altri artisti. E per farlo serve continuità, quella che mi è mancata, anche per motivi che ho spiegato. Ora voglio darla, più che posso.

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