Electric Sound Village

Intervista a Stefano Prinzivalli, direttore artistico dell’Electric Sound Village, la Manifestazione fieristica più importante per gli strumenti musicali d’alta qualità.

Intervista a Stefano Prinzivalli, direttore artistico dell’Electric Sound Village

L’Electric Sound Village è una novità assoluta di questa edizione di Cremona Musica. Quali sono gli obiettivi principali di questo nuovo spazio?

L’obiettivo è quello di traslare i valori di questo territorio come artigianalità o conoscenza del passato, per traslarli all’interno della liuteria elettrica. Questo serve per sviluppare un dialogo proprio tra la liuteria classica e la liuteria elettrica. Successivamente penso sia fondamentale porre l’attenzione su un settore come la liuteria elettrica che oggi più che mai è importantissimo. 

La liuteria elettrica è il tema centrale di quest’area. In che modo ritiene che questa forma d’arte possa dialogare con la tradizione della liuteria classica di Cremona?

Penso che possa dialogare proprio sui valori di cui parlavo prima. Serve un dialogo che aiuti entrambi i settori, sia alla liuteria elettrica che la liuteria classica, ad un allargamento di pubblico e a una maggiore trasmissione delle conoscenze.

Ci ha parlato di strumenti vintage e del loro valore storico. Qual è, secondo lei, l’importanza di conservare e preservare questi pezzi di storia musicale?

È importantissimo. Lo è perché fanno parte di una storia che riguarda la musica che abbiamo vissuto in questi ultimi settant’anni. E’ importante riuscire a conservarli, restaurarli e divulgarne la storia. 

Il 29 settembre ci sarà una performance che unisce chitarra elettrica e strumenti di liuteria classica, come il violino e il violoncello. Stefano Prinzivalli, qual è l’obiettivo di questo incontro musicale?

Questo incontro ha lo scopo di riuscire a creare delle contaminazioni positive che portino a un rapporto costruttivo tra due mondi apparentemente distinti ma con tanti elementi in comune. Il fine ultimo per me è sempre e comunque la musica

In previsione del prossimo anno, avete in mente di ampliare lo spazio dedicato alla chitarra elettrica. Può anticiparci qualche dettaglio su ciò che possiamo aspettarci per l’edizione 2025?

In previsione del prossimo anno, l’idea è proprio quella di ampliare lo spazio. Il nome “Electric Sound Village”, è dato proprio per mantenere un’apertura concettuale ad altre adesioni, a tutto ciò che comunque riguarda la storia della musica rock, mantenendo un legame con quella che la tradizione da cui tutti proveniamo.

Cremona è conosciuta in tutto il mondo per la sua tradizione legata alla musica e alla liuteria. Come pensa che l’Electric Sound Village possa contribuire a consolidare e innovare questa eredità?

Allargare il pubblico significa portare all’attenzione eh di un pubblico che magari non verrebbe a eh vedere o a conoscere la storia della liuteria classica. Ecco in questo caso attraverso l’attrattività della musica rock tra attività della liuteria elettrica, l’idea è proprio quella di allargare il pubblico e di fare in modo che pubblici diversi possano incontrarsi e apprezzare e fare in modo che dall’uno all’altro possono trasferirsi attenzioni e conoscenze.

L’esposizione “Made in Rock APS” presenta oggetti iconici appartenuti a grandi artisti. Qual è, secondo lei, Stefano Prinzivalli, il pezzo più significativo della collezione e perché?

Allora ci sono tanti pezzi della collezione Made In Rock importanti, penso però che quello più rappresentativo sia l’amplificatore di Keith Richards del 1964 usato dall’artista al Winter Gardens di Blackpool. All’interno del locale si scatenò una rissa perché alcuni fan andarono ad importunare Richards che reagì piantando calci in faccia a questa banda di scozzesi ubriachi. Da lì scattò una rissa gigante e tutto venne distrutto. Ogni cosa a parte questo amplificatore. Questa è una storia molto rock e fa capire un po’ anche le vicende che sono accadute in quegli anni.

La sua esperienza con il Museo del Violino e le associazioni legate alla musica vintage le ha dato una visione unica. Come questa esperienza influenza il suo lavoro come direttore artistico dell’Electric Sound Village?

Lavorando al museo del violino sono riuscito ad apprezzare in questi anni la storia da cui tutto proviene. Questo significa anche studiare, conoscere il passato e porre l’attenzione sulla qualità e su quanto sia importante che questa qualità venga comunque diffusa ad un pubblico di massa, perché se resta all’interno di un circolo ristretto di intenditori la funzione culturale viene meno. Mettere insieme queste due cose significa valorizzare e aiutare quello che è il compito della cultura in  senso più profondo.

Come vede il futuro del rock e della musica vintage in un’epoca dominata dalla tecnologia digitale?

Tutto proviene da quella storia. Anche la musica digitale ha comunque degli impulsi che provengono dal passato. Anche in questo caso non bisogna chiudersi ma allargarsi. La musica rock è giusto che si allarghi con i propri strumenti vintage e amplificatori vintage a quello che è una digitalizzazione. Deve essere posta all’attenzione sempre e comunque l’espressività e il fattore umano, perché se è una macchina che sostituisce, viene meno quello che è la caratteristica principale dell’essere umano ovvero l’improvvisazione e l’imparare dai propri errori. Quando una cosa è facile e perfetta, viene a mancare proprio quello che è l’essere umano in sé.

Cosa spera che i visitatori di Cremona Musica portino a casa dopo aver visitato l’Electric Sound Village?

Io mi auguro che chi verrà all’Electric Sound Village, possa carpire il significato del voler organizzare questa manifestazione, cioè esaltare contaminazioni fatte in base alla qualità e al far prendere consapevolezza al pubblico di quella che dovrebbe essere l’evoluzione dell’essere umano. In questo caso, passiamo attraverso la musica e attraverso quello che è un mix di conoscenze tecniche e espressività.  Uno strumento, come una chitarra o un amplificatore, resta uno strumento. A far la differenza è chi lo suona, attraverso di lui si può raggiungere sempre più espressività. Attraverso questo si compie un’opera importante che è quella di comunicare. Il dialogo e l’apertura restano sicuramente la cosa che mi interessa maggiormente.