Louis Siciliano Ancient Cosmic Truth

Già disponibile in digitale e in vinile, in edizione limitata e numerata, “Ancient Cosmic Truth – A Suite in 4 Movements” è il nuovo LP del synth performer, compositore e nuovo esponente del “Napule’s PowerLouis Siciliano, che propone una vera e propria suite strumentale, contenente quattro brani jazz-rock innovativi, in cui l’antica musica indiana, persiana, cinese e mediterranea incontra il jazz e i linguaggi musicali attuali.

Intervista a Louis Siciliano, “Ancient Cosmic Truth”

Ciao Louis, bentrovato su IMusicFun. Come stai?

Carissima Lorenza, che piacere! Il mondo è veramente piccolo. Un caro saluto a te e a tutti i vostri lettori.

Ancient Cosmic Truth – A Suite in 4 Movements” è il tuo nuovo LP. Ci racconti qual è stata la scintilla che ti ha poi portato a realizzarlo?

Ho dovuto aspettare 25 anni per realizzare un album come volevo io. Innanzitutto, registrarlo e mixarlo completamente in analogico, accordando gli strumenti su multipli degli 8hz, che è la frequenza approssimativa sulla quale vibra il nostro meraviglioso pianeta. È durata 4 anni la lavorazione. Tra me e me pensavo sempre: chissà se mai ce la farò. Poi siamo stati tutti sconvolti dalla pandemia e, grazie al sostegno e alla vicinanza di Wayne Shorter, ho capito che dovevo credere in me stesso e che non mi dovevo arrendere. Mai arrendersi! È così siamo arrivati ad oggi.

Questo tuo nuovo progetto unisce l’antica musica indiana, persiana, cinese e mediterranea con il jazz e i linguaggi musicali attuali. Pur nella loro diversità, cosa hanno in comune questi linguaggi? A tuo parere, cosa permette loro di ben convivere all’interno di uno stesso LP?

Tutti i linguaggi popolari del mondo hanno in comune la stessa matrice: Madre Terra. Io stesso sono figlio della cultura popolare Vesuviana. La “tammurriata” è il mio blues. Tutto parte da questo mio attaccamento alle radici. Viaggiando nel mondo e vivendo in prima persona i linguaggi musicali che hai citato, mi sono accorto che negli occhi di chi avevo di fronte c’era una parte di me.

La Musica per me non è un qualcosa di “chirurgicamente premeditato“. Io vivo intensamente il mio rapporto con l’Arte dei Suoni, da quando mi sveglio fino a quando vado a dormire. Per me la Musica è la via alla Conoscenza. Quello che tu e i nostri amici che ci stanno leggendo ascolterete, proviene da un luogo che si chiama Anima. L’Anima non pensa, agisce! E il mio agire si concretizza in suono.

Quale credi che sia il ruolo della musica nel ventunesimo secolo?

Negli anni ‘60 la musica era “rottura”, nei ‘70 “contestazione politica”, negli ‘80 “edonismo” e nei ‘90 “rabbia sociale” (pensa al grunge e all’hip hop). Ovviamente, queste sono linee di massima davvero molto
schematiche.

Oggi, nel 2023, credo che la Musica abbia un duplice ruolo. Essa è per tutti noi terapia, un qualcosa che ha a che fare con la guarigione. Lenisce infatti la solitudine che il mondo virtuale sta alimentando subdolamente e sopperisce a quella “sgangheratezza” dei rapporti sociali che tutti noi stiamo vivendo sulla nostra pelle dopo esperienze a dir poco nefaste. Inoltre, ci connette a Madre Natura e all’essenza del vivere, che non può prescindere da un rapporto rispettoso con la Terra e i nostri fratelli minori animali.

Il titolo di questo tuo nuovo lavoro rimanda ad una ricerca spirituale che porti avanti da anni e che da Napoli ti ha portato a girare il mondo alla scoperta di nuove culture. Oggi, senti di averla trovata questa antica verità cosmica?

Permettimi, prima di rispondere alla tua domanda, di ringraziare le persone che hanno creduto nella mia Verità. Ognuno di noi è portatore di una Verità, che è un prisma molto complesso. Il difficile è lasciarla emergere nelle nostre esistenze. Ebbene, senza Renato Marengo (fondatore storico del Napule’s Power, che ha prodotto l’album), Renzo Cresti (direttore artistico di Musica Presente Records, che lo distribuisce con un focus speciale sulla Cina e tutto il Far East Asiatico), Alex Acuña (percussionista e spina dorsale ritmica dei Weather Report) Randy Brecker (il più grande trombettista di Jazz vivente), Claudio Romano (batterista che ha suonato con il gotha del Jazz internazionale) e la genialità assoluta di Umberto Muselli al sax tenore, io questo album non lo avrei mai potuto realizzare.

Detto ciò, l’Antica Verità Cosmica me la svelò una grande psicanalista Junghiana: “Caro Louis tutto il cosmo è mosso da un piacere vibrante. Tutto è Amore vibrante, sia nel micro che nel macro”. La consapevolezza di aver intitolato la prima tappa di questa mia nuova stagione artistica “all’Amore che muove il sole e le altre stelle”, a quella “in Principio era la Vibrazione“, mi riempie di gioia e mi auguro di poterla trasmettere a chi verrà ai nostri concerti.

Dopo più di 25 anni di ricerche hai inoltre scritto un metalinguaggio, “Music Multiverse Exploration: A New Cosmology Of The Sound”. Ce ne parli un po’ più nel dettaglio?

In sintesi, MUMEx (acronimo di Music Multiverse Exploration) è un metalinguaggio legato alla composizione in tempo reale. Oggi, non mi interessa più “mappare” gli eventi sonori su pentagramma, piano-roll o carta millimetrata. Mi interessa piuttosto capire le dinamiche e le leggi che stanno alla base di un “processo”.

Nell’approccio MUMEX gli eventi sonori mutuano e fluttuano continuamente, come se fossero entità organiche, biologiche. Anche perché un processo può avere infiniti modi di svolgersi. Se ti dicessi che partiamo in questo momento da Roma per andare a Varsavia, e lo dicessi contemporaneamente ad altre 3 persone, non è detto che tutti prendano l’aereo e facciano le stesse cose durante il viaggio. Ecco! Questo esempio può esemplificare questo metalinguaggio. MUMEx apre alla consapevolezza che la Musica è un’Arte Quantica, dove l’osservatore influenza l’osservato e viceversa. Di fatto, molti ascoltatori e musicologi hanno definito la mia una Musica Quantistica.

I quattro brani che compongono l’LP sono forse la conseguenza dei tuoi viaggi. Con essi ci porti infatti dapprima nel Mali tra i Bambara e successivamente tra i gitani, per poi fare tappa in Africa Occidentale, dove vivono i Mansa, e arrivare fino in India. Cosa ti ha colpito di questi popoli e quanto, musicalmente parlando, hanno arricchito il tuo bagaglio?

Se non vivi un certo tipo di Musica sulla tua pelle sarà sempre un’operazione in vitro, qualcosa di artificiale. La Musica è la tua vita, innanzitutto. Il blues, il duende e la saudade vengono dal proprio percorso esistenziale. Quando vivevo a New York, negli anni ’90, ho lavorato con RUN DMC, MASTA ACE e GROUP HOME. Ho inoltre toccato da vicino il mondo dell’Hip hop e ho potuto verificare le problematiche che vivevano quegli artisti, ovvero il forte razzismo di cui erano ancora vittime in un’America spietata e ostile. Una violenza che mi ha scioccato. Una realtà lontana anni luce dalla nostra. Ecco, quella musica nasceva in quel tipo di ambiente e loro la esprimevano autenticamente.

Ho sempre creduto nella Verità che ogni artista porta dentro. L’autenticità per me è una cosa importantissima, non solo in musica. Ho vissuto con i Pigmei della foresta pluviale e con i Griot, viaggiando in lungo e in largo nel West Africa. Sono stato tra gli sciamani di Tuva e con i Natives dell’area di Vancouver. Sono infine uno dei pochi artisti europei a far parte della Benares Gharana, la casta dei musicisti di Varanasi sul Gange, in India.

Potremmo parlare per ore. Non è stato però tutto rose e fiori. Di fatto, ho anche dovuto attraversare infinite difficoltà, pur di inseguire la mia Musica. Ma non mi sono mai detto: “Chi me lo ha fatto fare”. Ancora oggi studio, indago, mi sposto in giro per il mondo e – con umiltà – mi metto sempre in gioco. Non mi interessano le belle macchine, il lusso, la notorietà o la ricchezza. Io vivo per la Musica. Tutto ciò che sono mi viene dalla Musica ed è l’unico modo che mi permette di esprimermi dai livelli più profondi.
 
In “The Secret Of Mansa” è possibile ascoltare i campionamenti di alcuni dei circa 800 strumenti, provenienti da tutto il mondo, che compongono la tua collezione. Ce n’è uno a cui sei particolarmente legato? Qual è, invece, quello che ti affascina di più?

Sai, mantenere il mio parco di Synths sempre aggiornato è un lavorone, che devo svolgere ogni giorno. Calcola che non ho mai usato un preset di fabbrica. Devo tutto al mio Maestro, Antonio De Santis: un vero e proprio pioniere della musica elettronica e tra i fondatori dell’Ircam di Parigi, che a 15 anni mi ha insegnato a progettare e a programmare i timbri dei sintetizzatori. Lavoravamo in C-sound e su un timbro ci potevi stare anche un mese. Oggi sarebbe fantascienza!

Ho avuto la fortuna di debuttare come direttore d’orchestra a 16 anni, essendo anche organista di formazione. Il mio rapporto con il mondo dei timbri degli strumenti musicali è per così dire osmotico. Ho un vero e proprio museo di strumenti e un tempo li suonavo quasi tutti. Ho anche interamente registrato alcune colonne sonore per il cinema, suonando da solo tutti gli strumenti. Un produttore, vedendomi all’opera, mi disse: “Louis il film andrebbe fatto su di te”. Ormai mi sembra preistoria.

Quando vado a casa di mia madre, ogni tanto suono il Sarangi e lo Shehnai. Spesso, invece, mi diverto con la tromba in jam sessions spericolate. Gli strumenti, però, andrebbero praticati tutti i giorni. Se non studi, sono dolori. È il motivo per il quale non mi accingo più a prendere in mano i miei violini, le viole e i celli. C’è stato un periodo in cui studiavo e suonavo gli archi con molta disinvoltura. Oggi tutti i miei interessi per la creazione di timbri confluiscono nei Synth.
 
Hai già in programma delle date live per presentare al tuo pubblico “Ancient Cosmic Truth – A Suite in 4 Movements“?

Al momento stiamo allestendo il tour seguiti da un importante manager internazionale. È quasi tutto pronto. Il pubblico potrà assistere ad un performance immersiva in surround e ci sarà anche un gioco di luci davvero cosmico. Sarà un’esperienza unica. Altro non dico. Vi aspettiamo tutti.

Louis, grazie per essere stato qui con noi. Buona musica!

Il mondo non ha bisogno di guerre, di razzismo e di violenza. Oggi, tutti noi abbiamo bisogno di pace, di bellezza, di apertura e di gioia. La Musica è tutto ciò. Che ci sia tanta bella Musica per tutti voi! A prestissimo.