Arena Suzuki '60 '70 '80

Arena Suzuki 60 70 80
Non poteva che essere speciale l’esordio di Amadeus all’Arena di Verona. Lui che di finali del Festivalbar ne ha condotte ben cinque e che della città scaligera conosce pure i vicoli. Ironia del destino, in quarant’anni di onorata carriera, non aveva mai calcato il palco dell’anfiteatro romano. 

Arena Suziki 60 70 80 è questo e molto altro ancora, un debutto, ma anche un ritorno alle origini. Per l’occasione, il conduttore è tornato alla consolle vestendo i panni del disc jockey, proprio nella terra da dove è partita la sua lunga gavetta. Il risultato? Due serate di grande festa, registrate il 12 e il 14 settembre, che verranno trasmesse in prima serata su Rai1 il 25 settembre e il 2 ottobre.

Un cast stellare ricco di artisti leggendari che hanno scritto pagine importanti della storia della musica, oltre che quelle personali di ciascuno di noi. Chi c’era in quegli anni conserva inevitabilmente dei ricordi legati a quelle canzoni, chi non c’era si ritrova comunque a conoscere gran parte di questi evergreen.

Amadeus Arena 60 70 80

Viaggio nella musica degli anni ’60 ’70 ’80

Trasformare l’Arena di Verona nella discoteca più grande d’Europa? Missione compiuta anche grazie all’esperienza e al talento del deejay Massimo Alberti. Il padrone di casa Amadeus dimostra di conoscere bene i tempi radiofonici, oltre che quelli televisivi. In più, dopo essersi proclamato nei fatti innovatore con le scelte artistiche dei suoi primi due Festival di Sanremo, riabbraccia la tradizione senza cadere nelle insidie dell’effetto-revival.

Innanzitutto perchè non si tratta di una celebrazione nostalgica, ma di una festa a cielo aperto. All’insegna di canzoni che non hanno mai smesso di accompagnarci. Più che di un ritorno ai motivi del passato, potremmo parlare di un ritorno a un certo tipo di format musicali, che da troppo tempo non si vedono e non si sentono con frequenza in televisione.

L’Arena di Verona, poi, è il teatro perfetto per questo genere di manifestazioni, perchè è un luogo pregno di storia, ma, nel contempo, vivo e ricco di contemporaneità, essendo uno dei palcoscenici più ambiti dagli artisti di tutto il mondo. Quando il passato si unisce in questo modo al presente, non possiamo considerare “revival” questo genere di operazioni, anche per quanto concerne la scelta di un cast così multiforme e variegato.

Si passa con scioltezza dall’energia travolgente di Donatella Rettore al romanticismo britannico di Tony Hadley, che propone alcuni dei maggiori successi degli Spandau Ballet. Gruppi storici come gli Europe, i Village People, gli Opus e gli Alphaville. Icone tutte italiane come Patty Pravo, Loredana Bertè, Gianna Nannini, Marcella Bella e Orietta Berti.

La forza di queste canzoni sta nella loro semplicità, soprattutto nei successi in un inglese piuttosto basic, accessibile e comprensibile un po’ a tutti. Pensiamo a Self control di Raf, Easy lady di Ivana Spagna, Boys (summertime love) di Sabrina Salerno, People from Ibiza di Sandy Marton e I like Chopin di Gazebo. Canzoni che, nella maggior parte dei casi, hanno fatto il giro del mondo e che abbiamo esportato noi.

Sul palco dell’Arena si alternano la freschezza di Edoardo Vianello e la profondità di Roberto Vecchioni, il falsetto di Alan Sorrenti e il graffio di Fausto Leali, l’irriverenza dei Righeira e l’eleganza di Peppino Di Capri. Poi, ancora, Umberto Tozzi, Samantha Fox, Sergio Caputo Tracy Spencer e Maurizio Vandelli. Insomma, pianeti diversi che gravitano nello stesso sistema solare.

Arena Suzuki 60 70 80 – Innovare ricordando e coltivando la tradizione

Ottima l’intuizione di Amadeus, che ha ideato e fortemente voluto questo spettacolo, divertendosi come un bimbo al lunapark, mantenendo sempre la sua innata professionalità.

Il pubblico si è divertito con lui, ha cantato e ballato (rigorosamente sul posto) per tutte le 6-7 ore di registrazione. Lo spettacolo vissuto dall’Arena di Verona è indescrivibile, ma sarà sicuramente piacevole anche nella trasposizione televisiva, curata da Stefano Vicario.

Arena Suzuki 60 70 80 è un programma che mancava alla tv italiana. All’estero questo tipo di celebrazioni sono più frequenti. Mi vengono in mente alcuni grandi festival russi che ospitano spesso anche nostri artisti. Detto questo, avere memoria storica non significa affatto restare ancorati al passato, specie quando si ha a che fare con tre decenni che hanno influenzato e influenzano ancora oggi la nostra musica, il nostro vivere.

Ogni epoca conserva sia lati positivi che negativi, cose che è bene ricordare e altre che sarebbe meglio dimenticare il prima possibile.

Per questo bisognerebbe diffidare dei soliti stereotipi, frasi tipo: “la musica di una volta era migliore di quella di adesso”, “ai miei tempi si suonava sul serio”, “il vero rap e il vero rock non esistono più”, “oggi manca la qualità”, “i biglietti dei concerti costavano meno” e “una volta qui era tutta campagna”.

Ecco, ciascun periodo musicale è l’esatta rappresentazione di un preciso momento storico. Criticare i gusti e gli ideali delle vecchie e delle nuove generazioni è uno sport che viene praticato sin dal medioevo, molto probabilmente capiterà anche agli adulti di domani.

E’ una reazione neurochimica, qualcosa che ha a che fare con il nostro cervello, ricordi ed emozioni si intrecciano in un legame che si rafforza con il passare degli anni.

La buona musica anche oggi non manca, forse quello che si fatica a ritrovare è quello spirito, quell’entusiasmo e quell’energia che caratterizzavano questo irripetibile trentennio, semplicemente perchè ogni momento che viviamo è unico. Magari tra cinquant’anni, ad Arena ’10 ’20 ’30, ci saranno Colapesce e Dimartino brizzolati, oppure i Maneskin sempre con le solite tutine aderenti. Chissà.

Per il momento, godiamoci queste due grandi serate di musica e di ricordi. Ogni tanto non può che farci bene, come una bella settimana di detox per disintossicarci dai problemi e dalla frenesia del nostro tempo.

L’appuntamento è fissato per il 25 settembre e per il 2 ottobre, in prima serata su Rai 1, per continuare a sentirci un po’ tutti – come cantano gli Alphaville – forever young. Perchè sì, la musica ha proprio questo potere.

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