Niccolò Fabi

Venerdì 2 dicembre uscirà per BMG in doppio vinile, CD e digitale Meno per meno, il nuovo progetto artistico di Niccolò Fabi, realizzato per celebrare i suoi 25 anni di carriera. Pur non essendo un disco live, l’origine di questo progetto ha il suo motivo ispiratore nel concerto del 2 ottobre all’Arena di Verona.

10 canzoni, 6 già edite e vestite per l’occasione dagli arrangiamenti orchestrali e 4 inedite nate grazie all’unione tra il mondo sonoro di Niccolò Fabi e quello dell’Orchestra Notturna Clandestina, diretta da Enrico Melozzi.

Meno per Meno vede anche la presenza di un sound elettronico particolareggiato, a cui negli ultimi anni il cantautore romano si è avvicinato sempre di più, frutto del lavoro insieme al giovane producer Yakamoto Kotsuga.

Spesso si lega il mio lavoro alle parole che scrivo, ma io mi diverto molto di più con la musica. Quello è un mio gioco, che esprime le mia volontà di mettere insieme elementi apparentemente in antitesi. Come l’orchestra e l’elettronica!”

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Niccolò Fabi presenta Meno per Meno

Il cantautore romano ha incontrato la stampa alla Santeria Toscana di Milano, presentando l’album e riflettendo sui vari aspetti che hanno portato alla sua creazione.

Sono passato 40 anni da quando ho scritto la mia prima canzone e ora mi rendo conto che non è semplice immaginare un nuovo disco composto esclusivamente da inediti.

Questo progetto prende forma dal concerto dell’Arena di Verona, ma si compone anche di 4 inediti, tra cui un brano, ‘Di aratro e di arena’, nato diversi anni fa.

Questo è il contenuto artistico migliore per celebrare 25 anni, periodo in cui mi sono reso conto che per attraversare la malinconia servono canzoni altrettanto malinconiche. È un modo per godersela.”

Niccolò Fabi si concentra, poi, sulla descrizione del titolo.

“Meno per meno si riferisce alla formula che indica che due forze negative messe insieme danno un risultato positivo. Il titolo si riferisce a un modo di andare oltre, una sorta di effetto finale di questa malinconia in musica.”

L’artista riflette sul concetto di canzone e di come è cambiato il suo rapporto con quella forma di espressione.

“La canzone più bella nasce sempre in gioventù, perché evoca delle scoperte. La maggior parte degli artisti si esprimono al meglio nei primi anni di carriera. Qualche volta la canzone è una forma necessaria, ma per me sembra non sia abbastanza.

La quantità di sfumature che ha un uomo anziano nel leggere le situazioni è difficilissimo farle rientrare nei 4 minuti e mezzo di una canzone. Non vorrei sintetizzare troppo e diventare banale. Un giorno scriverò un libro, ma per ora ho tanto rispetto per la letteratura. Non mi sono mai sentito all’altezza.”

Un pensiero chiaro anche su una strana forma di espressione libera del proprio punto di vista.

Questo è un momento in cui siamo osservatori e narratori del tempo che viviamo, anche se non sono convinto quando gli artisti definiscono una militanza postando una fotografia.

Sui social c’è troppa confusione di linguaggi e questa fa perdere autorevolezza al messaggio. Si può essere portatori di sensibilità con le parole, non necessariamente con le immagini. La rete ha dato la possibilità a chiunque di esprimere un giudizio. Oggi essere inesperti sembra un valore aggiunto nella libertà del pensiero, ma io a questo non credo.

Non tutti i pareri e le opinioni hanno autorevolezza e credibilità. Wikipedia non mi dà la stessa affidabilità della Treccani.”

Il cantautore romano si concentra anche sulla difficoltà sempre maggiore nel ricercare la perfezione stilistica.

Oggi fare un disco intero di canzoni inedite mi sembra una prospettiva molto lontana. Ho sempre la sensazione che ogni mio disco sia l’ultimo. Pensarlo è una fatica, ma allo stesso modo mi dà certi stimoli. Quando ascolto la canzone che ho appena registrato provo un entusiasmo positivo, quasi primordiale. Mi fa capire che ho fatto qualcosa di bello, una sfumatura di immortalità. Oggi riuscire a fare un disco di 10 canzoni è difficile. L’album come forma d’arte ha esaurito la sue missione. L’apice della forma canzone la si è raggiunta tanti anni fa. Oggi sono uscito dall’idea di dover scrivere per forza 10 canzoni.

Sono affezionato all’idea del vinile, quei 40 minuti belli. L’ascolto però oggi è cambiato, più frammentato. La fruizione della musica va oltre il disco! Ci sono altri scenari possibili. Quello che è certo è che non pubblicherò mai qualcosa che non mi gratifichi.

Oggi faccio la vita che ho scelto, anche grazie alle scelte difficili. Sono orgoglioso del fatto che artisticamente non mi sono mai seduto sulle conquiste.”

Ancora tangibile l’emozione parlando del concerto del 2 ottobre all’Arena di Verona.

“Negli anni ho maturato la consapevolezza della partecipazione emotiva di chi mi ascolta. L’applauso è un tributo al contributo che io do con le mie canzoni alla vita delle persone. So di essere presente nei momenti importanti di chi mi segue. Nei concerti non creo una folla, ma un insieme di persone emozionate. Mi sentono come la persona che gli parla nell’orecchio.

Chi viene ai miei concerti comunque sa che una battuta sulla mia pesantezza ce la metto sempre!”

Niccolò incontrerà il suo pubblico in una serie di date instore.

“Parlerò con il mio pubblico, stimolando la discussione fin dall’inizio con la proiezione di un video che mostra la genesi e le varie fasi del lavoro. Non ci saranno mediatori, in modo che ognuno potrà esprimersi liberamente e senza filtri.”

Videointervista a Niccolò Fabi