Ieri sera, domenica 2 ottobre, Niccolò Fabi ha festeggiato 25 anni di musica e di parole con un concerto-evento all’Arena di Verona: “Più che celebrare la carriera di un cantante, credo sia importante il fatto che io, ad un certo punto, abbia pensato che le complicazioni e i disagi potessero essere narrati in un modo tale da farli diventare un tesoro per qualcun altro“.
Essenziale ed intima. Potremmo riassumere così la prima delle due parti del concerto, o meglio – per dirla con le parole del cantautore – dello scontro stellare, che vede al centro del palco Solo Un Uomo con la sua chitarra. Niccolò sale infatti sul palco avvolto dalla penombra, quasi di soppiatto, per poi restare in silenzio a godersi quell’applauso che precede lo spettacolo e che profuma di affetto, fiducia e gratitudine.
“La potenza di quest’applauso, simbolicamente, è forse la cosa più importante di questa serata, perché riguarda tutto ciò che è successo nell’arco di questi ultimi 25 anni, dall’uscita del mio primo disco ad oggi“.
Sul palco ritroviamo così un Niccolò decisamente più consapevole, non solo del peso delle parole che canta (“Io sono il velo che copre il viso delle donne, ogni scelta o posizione che non si comprende“, nda), ma anche dei chilometri già percorsi e del valore del suo repertorio, le cui canzoni – che trasudano vita – sembrano resistere all’usura del tempo.
Niccolò Fabi, all’Arena di Verona con l’orchestra
Dal sound intimo e scarno della prima parte del concerto, si passa poi al suono magico e fuori dal tempo dell’Orchestra Notturna Clandestina diretta dal Maestro Enrico Melozzi:
“All’inizio la mia idea folle era quella di fare questo concerto solo chitarra e voce. Una donazione totale e nuda, per voi. Sarebbe stata, però, un’occasione persa non provare a fare qualcosa di più per offrire a voi e a me stesso un’altra esperienza sonora“.
Ed è così che Niccolò ha coinvolto anche il musicista e produttore Yakamoto Kotzuga, che ha curato le componenti elettroniche dei brani arrangiati.

Niccolò Fabi, il live all’Arena di Verona
Il live inizia con “Il Mio Stato“, brano contenuto nell’album “Sereno ad Ovest” (2000), che ha visto la luce in uno dei momenti più complicati della traiettoria musicale del cantautore romano. Ad un certo punto, dopo i primi due anni di attività, Fabi ha iniziato infatti a percepire una sorta di scollamento tra la sua persona e il suo personaggio. D’altronde, non è affatto semplice far collimare queste due cose e capita dunque di non riconoscersi più nell’immagine che gli altri hanno di noi.
Dopo questo periodo così travagliato, è poi arrivato un disco che ha rappresentato una sorta di inversione della rotta di questa barca che, ad un certo punto, è andata un po’ in confusione e si è ritrovata sperduta in mare. Stiamo parlando de “La Cura del Tempo“, album del 2003 attraverso il quale “mi sembrava mi stessi avvicinando un pochino di più a quello che speravo di poter raccontare e rappresentare“.
E a questo proposito, se un giorno qualcuno gli dovesse chiedere qual è la canzone più significativa che abbia mai scritto, Fabi ha già pronta la risposta: “Vince Chi Molla“. Profondamente commosso, sul palco dell’Arena di Verona, il cantautore ha così raccontato come, con il passare del tempo, è riuscito a mollare, a lasciare andare determinate cose: “Ciò che mi ha maggiormente aiutato in questo intento è stato il fatto di viaggiare moltissimo, che significa allontanarsi dalle proprie sicurezze per confrontarsi con visioni, odori e convinzioni diverse“.
La scaletta del live all’Arena di Verona
- Il Mio Stato
- Una Somma di Piccole Cose
- È non È
- Facciamo Finta
- Io Sono l’Altro
- Vento d’Estate
- Ecco
- Vince Chi Molla
- Sedici Modi di Dire Verde
- Oriente
- Il Negozio di Antiquariato
- Andare Oltre
- A Prescindere da Me
- Ha Perso la Città
- Solo Un Uomo
- Filosofia Agricola
- Una Mano Sugli Occhi
- Costruire
- Una Buona Idea
- Lasciarsi un Giorno a Roma
- Di Aratro e Di Arena
Classe 1998, negli ultimi 4 anni ha collaborato con diverse emittenti radiofoniche. Di notte recensisce musica, di giorno ne parla con gli artisti. Nostalgica ed empatica, scrive spesso nei giorni di pioggia. La musica? Un ricordo senza origine che ha ribaltato ogni prospettiva.