La nostra intervista a Luca D’Alessio, in arte LDA, in occasione dell’uscita di “Castello di sabbia”, singolo disponibile per Sony Music Italy a partire dallo scorso 14 settembre, nonché sigla della seconda stagione di “DI4RI”, serie in onda su Netflix.
Dopo averlo visto debuttare quest’anno sul palco dell’Ariston di Sanremo con il brano “Se poi domani“, pubblicare il suo primo album “Quello che fa bene“ e accompagnarci per tutta l’estate con l’inedito “Granita“, ritroviamo LDA per realizzare con lui una sorta di bilancio del suo percorso finora.
Intervista a LDA
“Castello di sabbia” è un brano che descrive il momento dell’anno appena trascorso, un periodo ciclico se vogliamo, ovvero il ritorno alla routine quotidiana dopo il periodo delle vacanze. Com’è nato?
«Dal nulla, un po’ come tutti i pezzi in realtà. Filadelfo Castro mi ha inviato questo provino che mi è piaciuto subito, così l’ho modificato e interpretato a modo mio. Tendo ad ascoltare molto le mie canzoni, al punto che una volta che escono poi non le sopporto già più (ride, ndr). Racconta un momento che viviamo tutti e che qualche anno fa vivevo in maniera più pesante, quando andavo a scuola si avvertiva molto la differenza. Quando cresci e inizi a lavorare, invece, capisci che inverno, autunno, primavera, estate sono la stessa cosa».
Bella l’immagine che descrivi nel testo del mare che porta via i castelli di sabbia dal bagnasciuga, è una visione un po’ romantica e un po’ nostalgica dello scorrere del tempo. Tu ti reputi più romantico o nostalgico?
«Guarda, in realtà entrambe le sensazioni convivono in me. Credo sia giusto essere un po’ nostalgici nella vita, anche se a volte viene vista come una parola brutta, ma in realtà io la nostalgia la collego tanto ai ricordi. Ed è bello avere ricordi stampati nella mente, più che avere le fotografie sul telefono, secondo me. È bello rivivere il ricordo magari insieme a un amico, insieme a un familiare o alla propria fidanzata, rispetto a scrollare immagini sullo smartphone. C’è una frase di Dargen D’Amico, che io adoro e che dice: “Una fotografia del sole per quanto si sforzi non scalda uguale”. Il senso è proprio quello lì. Io non sono una persona che trascorre molto tempo al cellulare, quindi non sono troppo attivo sui social. Detto in totale onestà, a me piace fare musica e per fare musica bisogna vivere».
Musicalmente parlando, le sonorità moderne di “Castello di sabbia” sono tutt’altro che nostalgiche, anzi, in qualche modo fanno da colonna sonora ai vari inizi, perché le stagioni della vita sono banalmente molte di più di quelle meteorologiche. È un po’ anche questo il senso del brano?
«Certo, è una canzone di base leggera, perché affronto questo discorso con una leggerezza. Alla fine, è anche giusto che finisce l’estate e si ricomincia con la routine di sempre, così come è giusto che dopo la routine di sempre ci sia l’estate, che permette di riposarci, di rilassarci e di divertirci. Il sound del brano favorisce un po’ questo discorso, quasi come se desse la carica per affrontare qualcosa di nuovo. A me piacciono un sacco i contrasti, baso tutti i miei testi e la mia musica sui contrasti».
Oltre a fare da colonna sonora a questo passaggio di consegne tra stagioni, il brano è di fatto la sigla della seconda stagione di “DI4RI”, serie in onda su Netflix che racconta in qualche modo questa fase di passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta. Che rapporta hai con le serie tv?
«”DI4RI” è una serie che a me piace tanto e “Castello di sabbia” è la canzone perfetta per questa serie. Cioè, sembra scritta ad hoc. Per il resto, mi reputo un amante di questo genere cinematografico, in particolare mi piacciono molto i film d’azione. Di serie tv mi piacciono quelle che ti fanno ragionare, quelle che ti fanno entrare proprio all’interno tipo “Lupin”. Poi, vabbè, essendo di Napoli, viva “Mare fuori”».
In questi giorni è circolata una notizia sul web riguardo un tuo presunto provino non superato per il musical di “Mare fuori”. C’è qualcosa di vero a riguardo?
«No, assolutamente no. Non ho fatto nessun provino, anzi ho un bellissimo rapporto con tutti i ragazzi della serie. Per quanto riguarda il musical no, non ho fatto nessun provino. Smentisco totalmente questa notizia, ma di fake news ormai ne escono tante. Ormai anche smentire è diventato un esercizio, specie per uno come me che non passa molto tempo al telefono».
Circa un anno fa, a novembre del 2022, hai debuttato con la maglia della Nazionale Italiana Cantanti. Quest’estate c’è stata anche la Partita del Cuore a Rimini, che ti ha visto tra i protagonisti. Che tipo di gruppo si è creato e come ti trovi ad indossare una maglia così importante?
«Devo ammettere che è sempre bello unire il divertimento a delle cause importanti, quindi per me è un onore fare parte della Nazionale Cantanti. Per il resto sì, siamo davvero un bel gruppo, ci facciamo un sacco di risate. Mi sono trovato a parlare un po’ con tutti, da Rhove a Moreno, passando per Crytical, Shade, Ludwig e Bugo, ma sicuro me ne sfuggirà qualcuno. Insomma, siamo davvero un bel gruppo».
Sappiamo tutti che papà fa il tuo stesso mestiere e capita spesso che un cantante dedichi una canzone ai propri figli. È successo a Baglioni con “Avrai”, a Ramazzotti con “L’aurora”, a Raf con “Iperbole”, ma nel tuo caso mi riferisco a un pezzo che si intitola “Babbo Natale non c’è” uscito nel 2008. Che rapporto hai oggi con quella canzone? Ti capita di riascoltarla?
«Allora, ti dico la verità, non mi capita spesso di riascoltarla perché non sono mai da solo. È un pezzo che ascolto se voglio rivivere determinati momenti e tendenzialmente l’ascolto in solitudine. Sicuramente è bello che un genitore ti dedichi una canzone, anche se, sia mamma che papà, mi hanno già dedicato tutta la loro vita. Quello bastava e avanzava, perché mi hanno fatto diventare quello che sono oggi. Poi mamma è una persona non è popolare, ma comunque altrettanto presente nella mia vita, mi sembra giusto sottolinearlo. Ho un buonissimo rapporto con entrambi, ci vogliamo bene, ci amiamo».
Tu quest’anno hai debuttato a Sanremo, mentre papà aveva fatto il suo esordio al Festival nel 2000, partecipando anche all’edizione successiva. Ecco, in caso in queste settimane venisse fuori la famosa canzone giusta, valuteresti anche tu una candidatura consecutiva?
«Guarda, in realtà la canzone giusta già ce l’ho già, anzi ne ho due, però quest’anno Sanremo non rientra nelle mie priorità. Voglio essere molto sincero con te, quella del Festival è una grandissima vetrina, ma voglio provare a vedere cosa succede senza Amici, senza Sanremo, senza nulla. È anche un po’ un esperimento per capire chi sono, come vado e dove posso arrivare. Serve per guardarmi allo specchio e poter dire: “bravo Luca”. Voglio lavorare con calma, perché ho vent’anni e non ho bisogno di correre. Voglio mettermi in studio tutto quest’inverno e lavorare sodo per far diventare il 2024 l’anno di LDA. Le potenzialità ce le ho, i mezzi li ho, le canzoni le ho. Ora devo solo migliorare e capire bene come muovermi a livello di marketing, perché come artista non ho mai dubbi sulle canzoni, bensì su tutto il resto che pare essere diventato più importante. Alla fine, però, sono certo che il valore della musica abbia ancora un ruolo centrale».
Videointervista a LDA
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.
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