Ultimo incanta San Siro con uno show sold out intenso, ricco di effetti scenici e musica cantata all’unisono dal pubblico, ma la solita polemica con la stampa guasta l’atmosfera.
San Siro è sold out, il pubblico è in delirio, le canzoni si susseguono una dopo l’altra in un’onda emotiva imponente; Ultimo torna sul palco del tempio milanese con tutta la potenza del suo repertorio, raccogliendo l’abbraccio di oltre 50mila fan. Lo show è curato, potente, con un palco monumentale da 65 metri e una scenografia luminosa che accompagna ogni canzone. Eppure, nel bel mezzo di tanta musica e coinvolgimento, arriva puntuale una nota stonata: la solita frecciatina alla stampa.
«Quando vengo a Milano guardo in alto e vedo un settore sempre vuoto (quello della tribuna stampa). Con il tempo ho capito perché», ha detto dal palco, tra un pezzo e l’altro. Nessuna spiegazione, solo una battuta amara, che suona come un disco rotto. È il solito copione che si ripete ormai da 6 anni: la stampa cattiva, il cantautore incompreso che sente il bisogno di avere nemici immaginari. Ma la realtà è che nessun giornalista ha mai messo realmente in discussione il suo talento o la sua forza commerciale. E questa narrazione da artista perseguitato, dopo anni di successi e sold out, inizia a diventare stucchevole.
«Mi dicono che ai concerti parlo poco, ma quello che voglio trasmettere è nelle canzoni.»
Dal punto di vista musicale, il concerto è ben costruito. Ultimo alterna momenti più raccolti – come “Amati sempre” al pianoforte e violino – a picchi emotivi collettivi (“Buongiorno vita”, “Ipocondria”, “Ti va di stare bene”). Sul piano scenico, l’impatto è notevole: coriandoli, effetti luce, e un visual system imponente accompagnano anche i brani più intimi.
Ma è proprio in quell’apparente coerenza tra palco e parole che qualcosa stona. Ultimo dice che “tutto ciò che ha da dire è nelle canzoni“, ma poi sente il bisogno di continuare a lanciare stoccate che poco aggiungono al racconto e molto tolgono alla leggerezza del momento. È legittimo non amare le recensioni, ma alimentare un antagonismo inesistente rischia di alienare proprio quella parte di pubblico più maturo, che vorrebbe vedere un artista in grado di crescere anche nella narrazione di sé.
Il finale, come sempre, è da brividi: “Sogni appesi”, urlato all’unisono dallo stadio, è l’inno generazionale che chiude due ore di spettacolo. Tutto perfetto? Quasi. Basterebbe solo lasciare da parte, per una volta, la retorica dell’incompreso.
Scaletta del concerto di Ultimo a San Siro – 5 luglio 2025
- Dove il mare finisce
- Colpa delle favole
- Quei ragazzi
- Quando saremo vecchi
- Buongiorno vita
- L’unica forza che ho
- Amati sempre (piano, voce e violino)
- Ipocondria
- Sul finale
- Rondini al guinzaglio
- Giusy
- Medley: Tutto diventa normale / Quella casa che avevamo in mente / Paura mai / L’eleganza delle stelle / Occhi lucidi / I tuoi particolari
- Peter Pan
- Il bambino che contava le stelle
- Ti va di stare bene
- Piccola stella
- La stella più fragile dell’universo
- Quel filo che ci unisce
- Bella davvero
- Ti dedico il silenzio
- Pianeti + Alba + La parte migliore di me
- Il ballo delle incertezze
- Vieni nel mio cuore
- Altrove
- 22 settembre
- Sogni appesi

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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