La nostra intervista a Laura Bono in occasione dell’uscita di “O sopravvivere o vivere”, secondo tassello del suo nuovo percorso discografico inaugurato con Freak&Chic. Il brano, distribuito da Artist First, è stato composto da Laura insieme a Pilar Arejo, Marco Musso e Romina Falconi.
In occasione di questa nuova uscita, abbiamo incontrato la cantautrice per trarre con lei un bilancio del suo percorso, a quasi vent’anni dal suo esordio discografico e dalla vittoria delle Nuove Proposte di Sanremo 2005 con “Non credo nei miracoli”. Un episodio fortunato che ha dato il via alla sua carriera ricca di soddisfazioni, ma non povera di piccole e grandi delusioni. Ecco cosa ci ha raccontato.
Intervista a Laura Bono
Come suggerisce il titolo, “O sopravvivere o vivere” è un brano che ci pone davanti ad una sorta di bivio. Da quali riflessioni è stata favorita la nascita di questo pezzo?
«Sono partita in realtà da un buco nero, può essere capitato a tutti di ritrovarsi sul divano per giorni, senza riuscire a muovermi. È un modo per non pensare alla realtà, ma arriva il momento in cui ti accorgi che hai smesso di ascoltare i tuoi desideri e decidi di non rimandare più le scelte importanti. Insomma, a un certo punto però quando tocchi il fondo in qualche modo ascolti quella voce dentro di te che ti dice di scegliere cosa fare, se continuare a stare sul divano o riprendere in mano la tua vita. È importante il sostegno degli altri, ma è fondamentale la tua volontà, perchè tutto deve partire da te. Solo così riesci a fuggire alla tua gabbia personale dalla tua prigione».
Si dice spesso che tutti i mali non vengono per nuocere, per cui cosa pensi di aver imparato dai momenti di blackout? Sei riuscita a trarne qualcosa di buono?
«Quello che sono riuscita a capire è che la mia vita è fatta di saliscendi, nel senso che sono solita attraversare momenti in netto contrasto. Sto cominciando più che altro a imparare a convivere con i miei momenti bui, con le mie ombre, con la paura che anche nei giorni di sole di colpo sparisca. Quello che so è che ogni volta riesco a farcela, ma quando ricapita è sempre qualcosa di sconfortante. Ho imparato che, alla fine, bene o male ce la faccio sempre».
Oggi tutto questo ha un nome: depressione. Per tanti anni questo termine è stato un tabù, avverti anche tu più libertà di affrontare questo genere di tematiche?
«Nel mio ultimo album del 2015 ho inserito una canzone che si chiama “Pietro torna indietro”, che tratta proprio di questo tema. Oggi come oggi, secondo me, di depressione se ne parla di più, perché dopo il Covid è diventato un argomento che ha toccato anche tanti giovani, così è venuta fuori di più la questione di un’urgenza. Faccio un appello a i ragazzi, le ragazze e tutte le persone anche adulte, di alzare la manina e imparare a dire “fermi tutti” quando hanno bisogno di aiuto. Spesso si ha paura quando si è depressi di diventare un peso per la società, così si tende a minimizzare e non sempre vengono in nostro soccorso le persone che ci stanno intorno. Fortunatamente oggi c’è sicuramente molta più attenzione rispetto al passato».

Questo è il tuo secondo singolo che esce per Freak&Chic, dopo il tuo ritorno solista sancito dal singolo “A un passo”. Come descriveresti questa tua attuale fase artistica?
«Un nuovo inizio. La verità è che dopo l’uscita del mio precedente album, avevo capito che avrei voluto sparire come solista, sentivo il nome Laura Bono un po’ troppo pesante e sognavo di rimettermi in gioco nascondendomi dietro una band, o per meglio dire dentro a una band. Contestualmente è arrivata la proposta di creare Le Deva e questa esperienza bellissima di sei anni condivisa con le ragazze che sono rimaste comunque le mie sorelline, anche se loro vanno avanti col progetto e io ho sentito la necessità di tornare alle mie radici. Il mio timore era quello di non sapere se avrei ritrovato il mio pubblico, che per fortuna mi è rimasto sempre fedele. Anzi, devo dirti, essendo io un’insicura per natura, è stata anche una sorpresa ritrovarli tutti lì ad aspettarmi».
Come hai appena precisato, negli ultimi anni il tuo nome è stato legato a quello de Le Deva. Oltre all’affetto che ti lega alle tue compagne, cosa ti ha lasciato a livello professionale questa esperienza? In cosa ti senti arricchita?
«Questa esperienza mi ha dato un’opportunità di capire il gioco di squadra, di aprirmi a dinamiche che da solista non conoscevo affatto. Con Verdiana, Greta e Roby eravamo quattro prime donne, abituate a fare tutto da sole, ma devo dire che ci siamo tutte rimboccate le maniche e posso affermare di aver imparato a condividere il palco, a passare la palla. Abbiamo imparato a litigare senza scannarci, anzi a litigare per poi ammazzarci di abbracci, perché è questo il senso quando nutri affetto e rispetto nei confronti delle persone con cui lavori. Per il bene comune, impari a saper comunicare meglio».
Dopo le anteprime live realizzate la scorsa primavera, è ripresa la parte autunnale del tuo “Scusate il ritardo tour”. Sabato 18 novembre ti esibirai al Bloom di Mezzago, per poi partire alla volta di Napoli, Torino e Cagliari. Ci racconti qualcosa in più dello spettacolo che porterai in giro?
«La scaletta sarà, bene o male, come quella che ho presentato in primavera, fatta eccezione dell’aggiunta dei due inediti. Quindi sarà un tuffo nelle canzoni dei miei quattro album, quello che ho cercato di fare è di prendere sia le ballate che pezzi un po’ più strong. Ad accompagnarmi sarà il mio power trio, ribattezzato da Romina Falcoli come “i boni della Bono”. Di conseguenza sarà un concerto per la gente, dalla prima all’ultima canzone, con un sound veramente forte».
Per concludere, dato che ci stiamo dirigendo a vele spiegate verso il tuo ventennale di carriera, ti chiedo: qual è il tuo personale bilancio del tuo percorso artistico finora?
«Se mi guardo indietro vedo tante belle soddisfazioni, ma anche tanta fatica, forse per un ragazzo che esce oggi è molto più semplice. Il mio percorso non è stato semplice, al punto che sono arrivata anche ad odiare la musica, per poi fare pace e tornare ad amarla come il primo giorno, proprio come in un matrimonio. Alla fine, però, il bilancio è che sono ancora qui, sulle sulle mie gambe, con la mia voce e con tanto tanto ancora da dire».
Videointervista a Laura Bono
Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte di raccontare. È autore del libro “Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin” (edito D’idee), impreziosito dalla prefazione di Amadeus. Insieme a Marco Rettani ha scritto “Canzoni nel cassetto”, pubblicato da Volo Libero e vincitore del Premio letterario Gianni Ravera 2023.