Matteo Bocelli pubblica il suo album di debutto, che si intitola semplicemente, “Matteo” (Capitol Records); ne abbiamo parlato in un’intervista.
L’album ha già raggiunto la prima posizione nella classifica pop di Amazon USA e la seconda nella classifica dei cd e vinili, è in top10 su iTunes in otto paesi (Polonia, Olanda, Hong Kong, Filippine, Germania, Lussemburgo, Svizzera, Belgio) e fa un ottimo esordio anche in Italia, Stati Uniti, Australia e Regno Unito.
Qui le date del tour mondiale, che farà tappa in Italia a Milano e Roma rispettivamente il 24 e 25 ottobre al Teatro San Babila e al Teatro Ghione.
Intervista a Matteo Bocelli, l’album di debutto
Matteo Bocelli, è un grande piacere ritrovarti, ma questa volta perché l’occasione è ghiotta; finalmente abbiamo questo primo album. Un disco che mette in risalto anche quelle che sono le sfumature della tua personalità artistica e un approccio vocale estremamente particolare. Per te cosa rappresenta?
Matteo è il prodotto di tre anni di lavoro. Chi fa musica, ma in generale chi nella vita si impegna, sa che cosa significa lavorare duramente per tanti anni nel raggiungimento di un obiettivo. Di fatto adesso sono davvero soddisfatto dei brani che ho ottenuto negli anni.
Come sottolineavi tu, sono riuscito a mettere in risalto quelli che sono i colori della voce, che per me è di fondamentale importanza. Sono riuscito anche a parlare di me, perché non solo non è semplice scrivere musica, ma non è semplice farlo mettendosi veramente a nudo.
Penso che anche il primo singolo italiano, Fasi, sia il primo brano in cui sono riuscito a parlare di me stesso a 360 gradi. Secondo me questo è un disco dove non si avverte la pressione. Ho live programmati in 12 paesi, sono noto all’estero. Anche questo è un risultato che si lega al duro lavoro.
Io credo che sia un disco anche molto libero proprio dal punto di vista creativo.
Sì, anche se un po’ di pressione c’è, ma più che altro per le aspettative. Non solo la gente si aspetta che subito raggiunga livelli alti, ma anche che io magari segua un preciso percorso musicale, senza considerare che ognuno ha le sue tempistiche e i suoi gusti.
Ho la fortuna di fare musica, di fare ogni cosa seguendo i miei gusti, i miei valori e quindi penso che questo sia un obiettivo raggiunto.
‘For You’ è un brano in cui metti in risalto le tue peculiarità, quell’essere italiano, ma legato a una produzione internazionale. Un approccio tricolore, ma… d’esportazione.
For You di fatto è un brano che mi è stato presentato dalla discografica americana e devo dire che poi successivamente lo abbiamo un po’ corretto, indirizzato verso la mia voce assieme agli autori e ai producer. E’ un brano che dal primo istante mi piacque.
Secondo me quel brano ha la forza di essere adatto per i concerti live. Infatti ho avuto modo di cantarla in America e in Europa. Il pubblico la apprezza.
Un po’ come anche Chasing Stars (brano scritto da Ed Sheeran), un brano in cui la tua voce si sposa perfettamente anche con quello che è il tipo di produzione. Un arrangiamento quasi trionfale in cui la tua voce è al servizio del pezzo con una timbrica per te quasi inedita.
E’ vero, al di là del fatto che sono un grandissimo fan di Ed e di conseguenza la sua musica ce l’ho un po’ dentro. E poi anche io mi sento un romantico predisposto a cantare le ballad e questo pezzo rappresenta proprio quello che è il genere a cui faccio riferimento.
Chasing Stars non solo è un brano che mi ha colpito per la sua melodia semplice, ma diretta, ma arriva proprio per il testo che nonostante fosse stato scritto prima ancora che si pensasse che la dovessi cantare io, sembra proprio cucito su misura per me.
È buffo come di fatto ci sia una sorta di similitudine nell’infanzia mia e di Ed. Entrambi abbiamo avuto genitori che ci hanno trasmesso la passione per la musica, l’amore, la disciplina. Quindi mi sono proprio sentito autentico su quel brano e per questo ho deciso di portarlo nel mio primo album.
Un po’ anche come Fasi, brano che mette in risalto un altro aspetto della tua personalità. Devo dire che mi piace anche il lavoro che hai fatto con Davide Petrella e con Katoo. Tutto condito dalla produzione di Michele Canova.
Il talento e le qualità di Michele Canova non sono certo io a doverle sottolineare, le conosciamo oramai tutti. Mi sono trovato davvero molto bene in studio con lui a lavorare e a sviluppare tutti i brani italiani dell’album e devo dire che anche lui ha centrato esattamente il sound che stavo cercando.
Fasi è un brano che funziona sia in versione prodotta, così come la sentiamo, più radiofonica, che anche con un piano in versione acustica. Io cerco sempre un po’ questo. Quando mi siedo a un pianoforte per scrivere un pezzo, di fatto me lo immagino col pianoforte. Un po’ tutti i miei brani nascono dalla melodia e il pianoforte è un elemento per me fondamentale.
Parliamo di Resti di un’estate, altro brano prodotto da Michele Canova. E’ quello dove osi più anche a livello testuale.
Sì, lì c’è un linguaggio che apparentemente potrebbe in un certo senso stonare per chi mi conosce. Io ho un cognome che mi indirizza verso un genere musicale, ma la verità è che da fin da bambino ho sempre cantato il pop, quindi diciamo che questo è un processo in cui piano piano convincerò gli ascoltatori che di fatto il mio linguaggio è moderno. Io sono questo, non è per me una forzatura.
E’ giusto sottolineare la capacità di essere a tuo agio nonostante ci siano diversi autori, tra l’altro di nazionalità diverse e di estrazioni anche musicali molto differenti.
Sì, sì, ci sono non solo la penna di autori italiani ma anche internazionali. C’è questo mix che secondo me è importante e bello, penso che sia un valore aggiunto portare musica scritta da artisti di più nazionalità.
Questa eterogeneità mi incuriosisce, anche in vista del live. Come si svolge un tuo concerto? Questa eterogeneità come viene portata poi sul palco?
I diversi generi convivono alla perfezione sul palco. Per me è tutto naturale. E’ vero che non ci sono molti artisti che portano due generi musicali, così distanti tra loro, in uno stesso concerto.
Di fatto porterò oltre alle mie canzoni alcuni classici che le persone si aspettano da me, perché ovviamente in questo primo step, questa prima fase. Credo che la stragrande maggioranza delle persone che verranno ai miei concerti sono persone che mi conoscono tramite i fan di mio padre, che mi sono conquistato esibendomi con lui.
Naturalmente con gli anni dovrò cercare di conquistarmi più persone ancora, anche magari di età anche diversa, più giovane.
Sento tanto comunque affetto oggi nei miei confronti, quindi sono davvero debitore verso il pubblico e spero di soddisfarli, con questo album, con i concerti e con i prossimi progetti.
L’ultima domanda è legata al Festival di Sanremo. Da tempo si fa il tuo nome…
Più passano gli anni e più mi viene chiesto di Sanremo. Rispondo sempre in maniera estremamente serena, nel senso che ribadisco che è un palcoscenico che è incredibile, al quale veramente tutti gli italiani aspirano. Lo rispetto tantissimo, ma proprio per questo voglio affrontarlo in futuro con un pezzo che del quale sono in primis soddisfatto io.
Ecco, non voglio presentarmi con qualcosa di non troppo soddisfacente. Vorrei un giorno andare in gara al Festival con un brano di cui di cui vado fiero. Chissà quando capiterà…
Video intervista a Matteo Bocelli
Matteo Bocelli intervista

Speaker radiofonico, musicista e collaboratore di diverse testate nazionali e internazionali. Segue come inviato il Festival di Sanremo dal 1999 e l’Eurovision Song Contest dal 2014 oltre a numerose altre manifestazioni musicali. In vent’anni ha realizzato oltre 8.000 interviste con personaggi del mondo della musica, dello sport e dello spettacolo. Nel 2020 ha pubblicato il romanzo “La Festa di Don Martello” e nel 2022 “Galeotto fu il chinotto” e “Al primo colpo non cade la quercia”.
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